Argentina ’78: la marmelada peruana

Continua il nostro viaggio in Argentina per il mondiale del 1978. Dopo la prima parte, Argentina ’78: le premesse della vergogna, vi racconteremo dello svolgimento della competizione e di una delle combine più tristi ed evidenti della storia dei mondiali.

La formula prevista per l’edizione argentina dei mondiali è leggermente differente dalle precedenti: le sedici squadre qualificate (10 dall’Europa, 1 dall’Asia, 1 dal Nord America, 1 dall’Africa, 2 dal Sud America più la squadra ospitante) vengono divise in 4 gironi da 4. Le prime due di ogni girone passano al turno successivo, che consiste in 2 gironi di semifinali ognuno composto da 4 squadre. Le vincenti di questi due gironi si scontrano nella finale, mentre le seconde nella finalina del terzo/quarto posto.

Il 1° Giugno 1978, allo Stadio Monumental (River Plate) di Buenos Aires, andò in scena la prima partita dell’undicesima edizione dei mondiali: davanti a 67.579 persone si affrontarono Germania Ovest, detentrice del titolo, e Polonia. La partita finì 0-0.

L’esordio della nazionale di casa, l’albiceleste, avvenne il giorno dopo: il 2 Giugno 1978, sempre al Monumental, l’Argentina di Coach Menotti battè per 2-1 la modesta Ungheria davanti a 71.615 spettatori. Prima dell’inizio della competizione, la scelta di Menotti di lasciare fuori dai convocati il diciottenne Diego Armando Maradona, alla sua terza stagione nell’Argentinos Juniors, fece molto discutere. Ma la selezione argentina poteva contare su un fenomenale Mario Kempes.

Un’altra esclusione eccellente fece scalpore: Johann Cruijff non avrebbe preso parte ai mondiali in Argentina. Molti credono che questa decisione sia stata presa dal calciatore olandese per protestare contro il regime militare di Videla, ma in realtà Cruijff temeva per la sua incolumità personale e, data anche la stanchezza psicofisica, decise di non rischiare e rimanere a casa. L’Olanda, finalista nel ’74 e tra le favorite nel ’78, partì quindi senza il suo più grande giocatore.

L’Argentina si qualificò come seconda del Gruppo 1, formato con Italia, Francia e Ungheria, dopo la sconfitta rimediata contro gli azzurri, passati invece come primi grazie al gol di Bettega nella sfida contro i padroni di casa: 10 Giugno 1978 Italia-Argentina 1-0, Stadio Monumental.

Il gol di Bettega che costò il primo posto all’Argentina in favore dell’Italia.

A causa del secondo posto, l’albiceleste si ritrovó come avversarie nel girone di semifinale due rivali storiche e più che mai agguerrite: Brasile e Perù, oltre che un’ottima Polonia.

I verdeoro brasiliani venivano da una deludente esperienza in Germania nel ’74 e cercavano il riscatto proprio nella tana del nemico storico, ma nel primo turno chiusero il girone secondi alle spalle dell’Austria.

I biancorossi del Perù, invece, vivevano la generazione d’oro dei vari Cesar Cueto, Jose Velasquez e Juan Carlos Oblitas che portarono tra le Ande la Copa America del 1975 (la seconda della storia dei Los Incas dopo quella del 1939) e che permisero alla Blanquiroja di chiudere il primo turno al primo posto, davanti ai fenomeni olandesi.

Una formazione del Perù al mondiale Argentino

Il girone delle semifinali iniziò bene per il Brasile e l’Argentina, ma male per i peruviani: i biancorossi vennero travolti dai brasiliani per 3-0, mentre la squadra di casa riuscì a vincere per 2-0 contro la Polonia. Nella seconda giornata Brasile e Argentina pareggiarono 0-0 e la Polonia sconfisse 2-0 il Perù.

Poi arrivò la discutibile decisione: l’ultima giornata del girone B, valevole per l’accesso alla finale di Coppa del Mondo, non verrà giocata in contemporanea. Brasile-Polonia venne infatti giocata 3 ore prima della decisiva Argentina-Perù.

I brasiliani batterono 3-1 gli europei e dovettero aspettare il responso dell’altra sfida. Gli argentini arrivarono alla partita contro il Perù sapendo che, per passare, avrebbero avuto bisogno di segnare almeno 5 gol e di vincere con almeno 3 di scarto, vista la differenza reti degli odiati rivali verdeoro.

La partita decisiva venne giocata a Rosario, nello stadio Gigante de Arroyito, davanti a 37.315 spettatori, in un clima surreale. Col passare dei minuti il match sembrò corrispondere ad un copione: al 67′ l’Argentina conduce per 6-0. Per i peruviani è una disfatta, per gli argentini un’impresa storica. Per il resto del mondo è la marmelada peruana: una delle più grandi combine, a sfondo politico, nella storia del calcio.

Un’immagine di Argentina-Perù

L’Argentina si qualificò per la finale. Il Brasile vinse la finalina terzo/quarto posto contro l’Italia di Mister Bearzot.

Il 25 Giugno 1978 alle ore 15.00 (UTC -4), al Monumental, davanti a 71.483 spettattori andò in scena la finale tra Argentina e Olanda. Diretta dall’arbitro italiano Gonnella, la partita fu molto nervosa e gli olandesi si sentirono vittime di un arbitraggio troppo casalingo e di una situazione ambientale molto strana, con i militari di Videla a bordo campo. Il match venne deciso nei supplementari da Mario Kempes, autore di una doppietta e di 6 reti complessive nella competizione (capocannoniere), e l’albiceleste si laureò, per la pirma volta nella sua storia, campione del mondo.

La coppa passò dalle mani del presidente FIFA, il brasiliano Avelange, a quelle insanguinate dell’efferato dittatore Jorge Videla che, soddisfatto, assistette insieme ai suoi militari al trionfo della squadra di casa.

Il capitano Passarella e Jorge Videla alla premiazione

Molti anni più tardi, dopo le proteste di tutto il mondo e dei brasiliani in specie, Velasquez confessò: Argentina-Perù fu combinata. Proprio Videla fece visita al Perù, negli spogliatoi, prima della gara e minacciò velatamente i giocatori della Blanquiroja; durante il tragitto dall’hotel allo stadio, l’autista del pullman sbagliò volutamente strada più e più volte, rendendo il viaggio molto più lungo. Sei giocatori del Perù furono coinvolti nel “biscotto”, ma El Patron (soprannome di Velasquez) si rifiutò di fare i nomi.

Il Mondiale del ’78 fu deciso a tavolino, prima ancora che iniziasse la competizione. Durante tutto il torneo, le partite dell’Argentina si giocavano in un clima particolare: favoreggiamenti arbitrali, minacce e tanta paura per le squadre avversarie. D’altronde, per la Junta, il mondiale serviva come palcoscenico e non erano accettati vinti. I fuochi di artificio per la vittoria servivano a coprire le urla di dolore delle migliaia di persone torturate in tutto il paese, per una notte l’Argentina sarebbe dovuta diventare un luogo di festa. La mattina dopo, gli aguzzini avrebbero continuato nella loro opera di terrore, tra il silenzio delle istituzioni mondiali e l’appoggio dell FIFA. Il mondiale della vergogna.

Mario Kempes non strinse la mano a nessun colonnello presente alla premiazione e, dopo essere stato premiato con la Scarpa e il Pallone d’oro del mondiale, aggiunse: “Non vinciamo per quei figli di puttana. Vinciamo per il nostro popolo.”