Chi trova Spinazzola, trova un tesoro

Siamo ai Quarti di Finale ed affronteremo il Belgio, questo è ciò che conta, soprattutto in una nazionale che può considerarsi “squadra” a tutti gli effetti. I risultati infatti non sono arrivati dalle prodezze dei singoli top player, ma grazie al lavoro del gruppo. Nonostante questo preambolo volto ad esaltare la dimensione collettiva della nazionale italiana, è necessario fare un discorso a parte per un giocatore, Leonardo Spinazzola.

Spinazzola nominato Star of the match dalla UEFA sia contro la Turchia che contro l’Austria.

Parlare di Spinazzola come il terzino sinistro dell’Italia è riduttivo, quasi offensivo nei suoi confronti. Il numero 4, dopo la stagione da protagonista con la Roma di Fonseca, sta confermando questa natura di punto di riferimento anche all’Europeo. I compagni lo cercano, si fidano ciecamente. D’altronde sanno che è, insieme a Chiesa, il giocatore che più di tutti ha la capacità di accelerare e creare superiorità numerica. Chi trova Spinazzola, trova un tesoro. Prototipo dell’esterno moderno, concilia fisicità (data dai suoi 186 cm di altezza) e tecnica. Quanto a questa, ormai non sorprendono più le doti da quasi-regista: un regista atipico diremmo, che gioca sulla corsia laterale, ma dai cui piedi passa una consistente percentuale delle azioni d’attacco dell’Italia.

La qualità, ma soprattutto la lucidità con cui nei tempi supplementari contro l’Austria traccia la parabola che trova Chiesa davanti al portiere avversario, dovrebbe rendere l’idea della dimensione del giocatore. Sia che arrivi sul fondo, sia che decida di accentrarsi e convergere sul piede destro, il suo preferito, mette sempre in difficoltà chi lo affronta. Se non sono Insigne o i centrocampisti a trovarlo tra le linee, è lui a puntare l’uomo. Una cosa è certa, Spinazzola è innegabilmente il pericolo numero uno delle difese avversarie, lui che dovrebbe essere un difensore.

Spinazzola in azione contro l’Austria.

Parlando di esterni bassi moderni, solitamente le figure sono quelle di giocatori totalmente proiettati in fase offensiva, che tralasciano quella difensiva. Ed è forse questo il motivo per il quale nella Roma di quest’anno Spinazzola ha giocato sempre come quarto di sinistra nel centrocampo disegnato da Fonseca. Probabilmente il portoghese ha preferito evitare ulteriori lacune difensive quando a rimediare non c’erano Chiellini e Bonucci, ma difensori che non sempre trasmettevano stabilità. Questa Italia, invece, può permettersi un giocatore prevalentemente di spinta, che tuttavia ha dato risposte convincenti anche quando chiamato in copertura. È davvero difficile togliersi dalla testa la diagonale che nel primo tempo supplementare Spinazzola esegue alla perfezione contro un’Austria lanciata in contropiede. Come anche il contenimento di Under, appena entrato e ancora in contropiede, nel secondo tempo della partita contro la Turchia. Inoltre, non si risparmia mai e va perennemente a raddoppiare la marcatura.

È banale scrivere di qualcosa che va molto bene senza però mettere in luce anche le componenti negative e problematiche. Sembra un sogno, ma al momento è a dir poco pretestuoso rivolgere a Spinazzola degli appunti o suggerire delle migliorie. Sta vivendo il periodo di forma migliore della sua carriera ed è immarcabile per gran parte degli avversari. Lui che un anno fa sembrava destinato a non esplodere mai più, oggi ha raggiunto e superato i livelli dell’Atalanta di Gasperini, tanto per cambiare. Si sta affermando come un top nel suo ruolo e le sirene dei top club non tarderanno a suonare l’allarme.

Francesco Saulino.