Come ci presentiamo ad Euro 2020?

2 Luglio 2016, quarto di finale di Euro 2016, Bordeaux. L’Italia dopo aver passato da prima un girone ostico batte la Spagna campionessa in carica e affronta la Germania. Ad Ozil risponde Bonucci, parità che dura fino al 120° e che ci porta ai rigori, decisi da Hector.
Quella serata, con tutte le istantanee che si porta dietro, è l’ultimo ricordo che abbiamo della nostra nazionale in una grande manifestazione internazionale.
Da lì in poi, l’inimmaginabile, l’apocalisse. La mancata qualificazione all’ultimo mondiale ha provocato un terremoto nel movimento calcistico del nostro paese.
A distanza di tre anni e mezzo da quell’infausta notte dell’autunno milanese passi in avanti ne sono stati fatti.

La nostra nazionale ha avuto la caparbietà di risollevarsi dalle macerie causate dal sisma del 13 Novembre 2017. L’ha fatto grazie ad un percorso guidato da un allenatore voglioso di mostrare ancora il suo valore. Un allenatore che è stato capace di abbinare qualità sia dal punto di vista tecnico che morale. Infatti, oltre ad aver portato l’Italia a proporre un calcio moderno e propositivo come non si vedeva da anni, ha creato un gruppo coeso.
Ma cosa nello specifico è stato fatto da Mancini che ci porta ad avere aspettative ed a sognare la vittoria finale?
Il CT jesino ha deciso di rifondare completamente tutto, ripartendo dai nostri giovani e inserendo tanti volti nuovi e talentuosi nel giro della nazionale. Sono tanti, infatti, i giocatori che hanno esordito con l’azzurro sotto la guida di Mancini, trentacinque in tre anni di gestione. Alcuni sono diventati pedine fondamentali dello scacchiere.

Ciò che più ha sorpreso è stato il modo in cui Mancini ha deciso di convocarli o farli esordire. Esempio lampante di ciò, l’inaspettata chiamata di Nicolò Zaniolo nel settembre 2018. All’epoca il ragazzo non aveva ancora esordito in Serie A ed era appena arrivato alla Roma come pedina di scambio nell’affare che aveva portato Nainggolan in nerazzurro. Mancini successivamente disse che decise di convocarlo perché aveva avuto modo di studiarlo durante l’Europeo under 19 rimanendone piacevolmente colpito.

L’episodio del giovane spezzino dimostra anche come il Mancio sia un allenatore che non bada solo al proprio orticello, ma osserva anche le giovanili. Fattore non di poco conto, che manifesta come in realtà il suo progetto sia a lungo termine.
Come sopra citato però, la forza principale di questa squadra è il gruppo. Emblematiche di ciò le parole del capitano Bonucci, che lo definisce il nostro top player, al pari dei vari CR7 e Lukaku.

Ma l’unione, la forza, la coesione di questo gruppo è dovuta sempre all’ineccepibile lavoro svolto dal mister. Mancini ha scelto oculatamente di contornarsi di persone competenti, ma soprattutto di grandi amici assieme ai quali ha condiviso le esperienze calcistiche più belle. Tra i suoi uomini di fiducia infatti ci sono Evani, Lombardo, Salsano, Nuciari, l’altro gemello del goal Vialli, ma anche Oriali e De Rossi, simboli della nazionale.
Figure così importanti sono senza dubbio di aiuto non solo all’allenatore, ma anche al gruppo. Questo perché conoscono i punti giusti da toccare per creare un gruppo che unisce giocatori esperti e giovani alle prime armi.

Ma, come detto in precedenza, il tecnico marchigiano non solo ha avuto la bravura di creare un bel mix di talento, spensieratezza ed esperienza, ma è riuscito a far proporre ad una nazionale storicamente definita catenacciara un calcio divertente, bello da vedere, moderno.

Quest’Italia infatti è una squadra che getta il pallone il meno possibile. Ama costruire dal basso e tenere il pallino del gioco in mano, provando con la qualità dei propri centrocampisti a trovare varchi nelle difese avversarie tramite verticalizzazioni che innescano la grande qualità degli attaccanti. Anche se questo frequente palleggio, specie in determinate zone, rischia di esporre la squadra a pericolosi contropiedi in caso di perdita del pallone.
Una parte poi parte del campo molto sfruttata sono le fasce laterali, vista la presenza in rosa di terzini di spinta come Florenzi, Spinazzola e Emerson e di esterni d’attacco capaci di puntare l’uomo e mettere la palla al centro per la punta o gli inserimenti delle due mezze ali.
Altro punto di forza è il pressing, che viene effettuato molto alto, in particolare contro avversari tecnicamente inferiori, mentre con squadre più organizzate si tende ad essere più prudenti.

Tutti elementi questi, che ci hanno permesso di vincere il nostro girone di Nations League. Dopo l’Europeo ci sarà poi la Final Four qui in Italia dove saremo chiamati ad affrontare Belgio, Spagna e Francia.

Insomma, le circostanze per fare bene ci sono tutte. La squadra è tecnica e grintosa, in campo ognuno lotta per il compagno. La nazione intera è pronta dopo più di quindici mesi di pandemia ad unirsi, abbracciarsi ed a passare un’estate indimenticabile.
Non vediamo l’ora di rivivere quelle notti magiche e tutte quelle emozioni che solo l’Azzurro ci sa regalare.
Fatelo per l’Italia intera, che dopo un periodo come quello che abbiamo vissuto, ha un disperato bisogno di gioire e festeggiare. E ci meritiamo un regalo come questo.