Dopo la prima parte di stagione, alcune partenze importanti e l’arrivo di un nuovo allenatore, la Roma può dirsi soddisfatta del cammino disputato fino a questo momento.
I giallorossi all’inizio di questo campionato erano sicuramente un’incognita, sia per i vari cambiamenti a livello di giocatori sia per quanto riguarda la guida tecnica. L’arrivo di Fonseca ha portato entusiasmo nello spogliatoio romanista e la permanenza di Edin Dzeko ne è una chiara dimostrazione. Ma adattarsi alle richieste di un nuovo tecnico non è mai facile. Per questo si poteva pensare ad un inizio incerto. Invece, l’allenatore portoghese ha portato la sua idea di calcio, seguito fin da subito da tutti i giocatori. Le prime partite hanno evidenziato una buona facilità nel trovare la via della rete, ma anche una particolare fragilità difensiva. Con il passare del tempo, la squadra giallorossa ha trovato la sua quadratura e, di partita in partita, si è avvicinata sempre più a quello che voleva mister Fonseca: gioco palla a terra, tanto possesso palla così da non subire le squadre avversarie e ricerca della profondità.
La costruzione di questa nuova Roma però non è stata semplice, il nuovo tecnico ha dovuto affrontare un susseguirsi di infortuni fuori dal comune. Soprattutto nei momenti più difficili, la squadra ha tirato fuori forza di volontà e coesione disputando ottime partite. Una caratteristica fondamentale di questa Roma è proprio l’unione. Dopo anni nella capitale sembra essere tornato un gruppo molto unito. Ogni giocatore è pronto a fare una corsa in più per il compagno. Non a caso nei momenti più complicati la squadra non si è mai disunita e, oltre i buoni risultati, sul campo si è sempre visto unità di intenti. Probabilmente è questo uno dei grandi meriti di Fonseca: aver responsabilizzato i giocatori facendogli conferendogli senso di appartenenza. Non sempre i risultati arrivano, ma quello che non mancava ai giallorossi è la forza del collettivo.
Questa consapevolezza e forza del gruppo deriva anche dal grande lavoro fatto dal nuovo allenatore romanista su ogni singolo giocatore. Un chiaro esempio è l’incredibile evoluzione (anche a livello tattico) di Mancini. Il centrale è migliorato molto a livello difensivo, ma soprattutto si è scoperto un ottimo mediano davanti la difesa, dotato anche di buon lancio lungo. Questo si vede bene nel passaggio in profondità per Spinazzola nell’azione del gol di Zaniolo contro il Napoli. Un altro giocatore che ha beneficiato molto dell’arrivo di Fonseca è Javier Pastore. Sembrava un lontano parente del giocatore ammirato in passato e invece, complice anche l’infortunio di Pellegrini, gli è stata data fiducia e il fantasista argentino l’ha ripagata con ottime prestazioni. Anche Kluivert sembra essere più determinante e incisivo e specialmente quando è assente si nota. Chi invece non è riuscito ad imporsi con Fonseca è Under. L’esterno turco non convince il tecnico portoghese che spesso gli ha preferito altri. Ora però, vista la mancanza di Zaniolo, avrà più opportunità di dimostrare le sue indubbie qualità. Infine, il capitolo Florenzi. Il terzino sembra essersi riappropriato del posto da titolare. Dopo un inizio tutt’altro che positivo, il capitano giallorosso ha cominciato a giocare e convincere (soprattutto in fase offensiva). Fonseca non lo ha mai bocciato definitivamente e quando gli ha dato le sue opportunità, Florenzi si è fatto trovare pronto. Chi sa se il tecnico portoghese non riesca a rivitalizzare anche Bruno Peres.
Oltre a lavorare sul carattere dei suoi uomini, Fonseca ha lavorato molto anche a livello tattico. Il tecnico portoghese ha portato il suo 4-2-3-1 e poche volte ha modificato questo modulo. La Roma, come accade da qualche anno a questa parte nel calcio, è una squadra che non deve lanciare il pallone in avanti, ma deve sempre costruire il gioco dal basso. Così facendo però i rischi sono elevati e i giallorossi in alcune di queste situazioni hanno anche subito gol. Per fare due esempi: il gol subito contro l’Atalanta per errore di Veretout e il rigore concesso alla Juventus per un fallo dello stesso francese. Nonostante ciò, Fonseca vuole che la sua squadra giochi a calcio andando spesso alla ricerca della profondità, con coraggio. La Roma infatti è la quarta squadra per possesso palla, ma anche la terzultima per parate effettuate. Questo a dimostrazione dell’evoluzione dei giallorossi dal punto di vista della gestione della palla e della compattezza difensiva.
Una caratteristica particolare della Roma è l’interpretazione delle partite. Fino ad ora la squadra giallorossa ha avuto un modo insolito ma ricorrente nell’interpretare varie gare che ha disputato. Gli uomini di Fonseca cambiano decisamente la loro intensità di gioco tra il primo e il secondo tempo. Nonostante nella seconda frazione ci dovrebbe essere più stanchezza, la Roma spesso e volentieri tira fuori ottime prestazioni. I primi 45 minuti sembrano di studio da parte dell’undici romanista. Infatti, i giallorossi non esprimono il loro miglior calcio nel primo tempo andando in difficoltà sembrando quasi poco determinati. Tutto però cambia nel secondo, dopo l’intervallo e il confronto del tecnico. All’uscita dagli spogliatoi la Roma cambia registro, sembra un’altra squadra. Alza l’intensità sia del pressing sia della velocità del possesso palla. Nei secondi 45 minuti gli uomini di Fonseca spingono sull’acceleratore riuscendo spesso a risolvere la partita. Una caratteristica atipica, che mostra comunque la forza della squadra che non si disunisce mai fino al fischio finale, anzi quando sa di giocarsi tutto spesso e volentieri riesce anche a portare a casa il risultato.
Il campionato italiano, soprattutto nelle posizioni di alta classifica, lascia pochissimi margini di errore. La Roma fino alla sosta natalizia ha avuto un buon percorso, con pochissimi blackout. Il nuovo anno però, e non è una novità per i giallorossi, è iniziato male con due sconfitte consecutive e prestazioni non molto brillanti dal punto di vista della precisione sotto porta. La partita con il Torino ha dimostrato quanto detto in precedenza ovvero un miglioramento del gioco nel secondo tempo, ma non è bastato per strappare i 3 punti. Contro la Juventus invece l’approccio è stato terribile. I giallorossi sono entrati in campo senza la dovuta concentrazione e dopo 10 minuti erano già sotto 0-2, perdendo al minuto 36 uno dei giocatori migliori: Zaniolo. Altro momento difficile e altra reazione romanista. Come col Torino però, la reazione non basta e arriva la seconda sconfitta consecutiva che aumenta il distacco dalle prime tre. Fonseca sa che la squadra può rispondere bene nelle difficoltà e in Coppa Italia, contro il Parma, carica i suoi uomini e sperimenta un 3-5-1-1 inedito, con Cristante in mezzo a Mancini e Smalling. Un azzardo del tecnico portoghese che però ha ripagato in pieno. Infatti la squadra ha disputato un ottima gara andando molto raramente in difficoltà e Cristante, nonostante il ruolo nuovo, è risultato uno dei migliori in campo. Con la gara di Coppa Italia si può notare come Fonseca non abbia paura a sperimentare (lo aveva fatto anche contro l’Atalanta, ma in quella partita la squadra con il 3-5-2 non giocò bene e perse 0-2). Il tecnico punta molto sul 4-2-3-1 però non teme nel provare altre soluzioni e soprattutto se sbaglia trova velocemente la soluzione.
Mister Fonseca sta plasmando la sua Roma. La squadra è sempre più consapevole della sua forza e segue con attenzione e voglia il suo allenatore. Proprio come lui vuole, i giallorossi scendono in campo per vincere e fare la partita contro qualunque avversario. Quando c’è da soffrire la squadra soffre, unita, supera la difficoltà e torna a fare il suo gioco. Fonseca ha da subito fatto suo (e di tutta la squadra) il motto di Rudyard Kipling scritto a Trigoria: “La forza del branco è il lupo, la forza del lupo è il branco”.
Tommaso Prantera (@T_Prantera)