Per anni la Nazionale inglese, e più in generale il calcio britannico, ha vantato due tipologie di giocatori.
La prima incarna i valori del popolo inglese fuori dal campo: giocatori che ad un grande talento abbinavano una grande eleganza in campo e un’arroganza tutta British. Questa categoria trovava i massimi esponenti in Moore, Wright, Matthews, ma al giorno d’oggi si sta via via estinguendo. Infatti, tra i calciatori attuali, quelli che rispecchiano maggiormente questo stile sono solo Henderson e Kane. Non a caso il primo ha vinto tutto da capitano con il Liverpool, l’altro indossa la fascia della Nazionale.
L’altra tipologia invece è quella a cui viene associato lo stereotipo del giocatore inglese anni ’80. Ragazzi dal talento smisurato, ma troppo spesso frenato da una vita oltre le righe e da vizi malsani, su tutti quello dell’Alcool.
Al giorno d’oggi la questione però è diversa. La maggior parte dei calciatori che portano in giro per il mondo il nome dell’Inghilterra sono ragazzi con la testa sulle spalle, e che guidano i loro club incantando gli appassionati. A questi ragazzi talentuosi, in Nazionale vengono poi affiancati giocatori più esperti, che fanno da guida e faro per tutto il gruppo.
Quello che però storicamente è stato difficile trovare tra i calciatori inglesi è la via di mezzo. Un calciatore moderno per stile di gioco, ma fortemente legato a quello che è il background culturale e la tradizione del suo paese.
Nella squadra che ha raggiunto poco più di un mese fa la finale di Euro2020, c’è un ragazzo con queste caratteristiche. Il suo nome è Jack Grealish e, quando allo stadio lo speaker annuncia il suo nome, il pubblico va in visibilio.
Grealish a colloquio con Southgate prima di entrare in campo con la Nazionale ad Euro2020
Il talento di Solihull, città di poco più di 200.000 abitanti nella contea delle West Midlands nota più che altro per la sede della Land Rover, è il nuovo idolo dei tifosi inglesi. Non solo di quelli dell’Aston Villa, dove è cresciuto, o del Manchester City, dove si è accasato per consacrarsi, ma di tutta la patria calcistica.
Solihull, la città in cui nasce, è poco distante da Birmingham. Tutti sanno che nella città dei mille mestieri ragazzini sono chiamati ad una scelta. Come in tutte le città che vantano due squadre, i futuri tifosi sono chiamati a scegliere tra una delle due. La decisione per Jack ha solo due colori, il Claret e il Blue, i colori dell’Aston Villa. Come potrebbe essere altrimenti, per un ragazzino che ha un trisavolo, Billy Garraty, che per il Villa ha giocato più di duecento volte, vincendo anche un FA Cup.
Il ragazzo, all’età di sei anni, ha la fortuna di entrare a far parte delle giovanili della sua squadra del cuore, incantando fin da subito. La sua carriera sembra essere fin da subito brillante, nonostante forti traumi per un bambino così piccolo. Infatti, all’età di cinque anni e mezzo, Grealish perde il suo fratellino di appena nove mesi. Fatale per il piccolo Keelan la SIDS, sindrome della morte in culla. Nonostante ciò, Jack è riuscito a trarre forza da un episodio come questo e tutt’oggi ricorda spesso il fratello che oggi avrebbe ventidue anni.
Grealish nel settore giovanile dei Villans si mette in luce anno dopo anno, ricevendo tantissime attestazioni di stima. Addirittura vince, da assoluto protagonista, la NextGen Series nel 2013, trionfando in finale contro il Chelsea di Akè, Boga e Loftus Cheek. Durante la sua adolescenza poi, oltre al calcio, pratica un altro sport che gli si rivela molto utile anche nella sua crescita calcistica: il calcio gaelico.
Ciò lo ha migliorato dal punto di vista fisico e strutturale, e ne ha aumentato a capacità di lettura in anticipo delle azioni avversarie, incrementando reattività e imprevedibilità nei movimenti.
Una volta arrivato a ridosso della prima squadra, ecco che arriva il primo, e ultimo sin qui, prestito della sua carriera. Il 13 settembre del 2013 a credere in lui è l’MK Dons, il club che recentemente ha lanciato Dele Alli. L’esperienza parte a rilento, anche se alla fine riesce a racimolare cinque goal e sette assist. Un bel biglietto da visita che gli vale l’esordio con l’Aston nel maggio del 2014, il coronamento di un sogno.
Un giovane Grealish agli esordi con l’Aston Villa
La stagione successiva la sua presenza nell’undici iniziale è molto più frequente, ma senza mai trovare la via del goal. Jack, appena maggiorenne, è un giovane promettente che tuttavia non sembra avere le stimmate del fuoriclasse. L’arrivo della fama porta però con sé la classica etichetta riservata ai calciatori inglesi, quella di “bad boy“. Dopo la prima grande stagione tra i professionisti si concede infatti un po’ di meritato relax in quel di Tenerife, ma durante la vacanza abusa dell’alcool, a tal punto da essere fotografato ubriaco e sdraiato per strada stordito. La stampa inglese ne approfitta per dargli immediatamente addosso. Il Mirror Sport non ci va giù leggero e lo soprannommina “JackAss” giocando con il nome del ragazzo e il termine jackass, che in inglese significa idiota.
Questo episodio non rimarrà però isolato. Se ne conteranno diverse altre. Dalla serata in discoteca a Manchester a base di Vodka dopo la sconfitta contro l’Everton, fino al pestone a Coady e le sfrecciate con le supercar in pieno lockdown, concluse con un incidente, fortunatamente non grave per lui né per altri.
Nel frattempo i Lions sono scesi in Championship. La stagione, sotto la guida di Bruce, porta l’Aston a giocarsi i playoff, perdendo però in finale contro il Fulham. L’annata 2018/2019 è però quella che accende la luce dei riflettori sul talento di Solihull. Tutto cambia con l’arrivo in panchina di Dean Smith, grande tifoso del Villa, che cambia posizione in campo a Grealish. Da mezzala viene spostato sulla trequarti o sull’esterno, come ala sinistra.
In questa posizione Jack esplode definitivamente, conducendo da vero capitano, quale è stato da poco eletto, la sua squadra del cuore alla finale dei playoff, che questa volta lo vede vincitore. Due a uno al Derby County e di nuovo la Premier, che questa volta giocherà da protagonista. Dati importanti quelli con cui ha riportato i Claret and Blue nella massima serie inglese. Sei reti e sei assist, tra questi il passaggio smarcante decisivo nella semifinale playoff contro il WBA e il goal decisivo nel derby contro il Birmingham.
Anche se la stracittadina contro i Bluenoses resterà nella memoria dei tifosi principlamente per il pugno sferrato al capitano del Villa da parte di un invasore rivale. La vendetta, come si suol dire, è un piatto che va servito freddo, e in questo caso Grealish ha preso in parola l’aforisma. Goal decisivo con un sinistro in diagonale che decide la sfida al sessantasettesimo, ed esultanza con bagno d’amore della propria gente.
Un tifoso del Birmingham, durante il derby, invade il campo e tira un pugno al capitano del Villa
Un’annata, quella 2018/2019, che ha cambiato visceralmente Grealish. Smith, oltre a cambiargli posizione, gli ha inculcato anche la cultura del lavoro. Ha dichiarato l’allenatore dei Lions che non è inusuale vedere il fantasista fermarsi a dormire nel centro sportivo “Boodymoore Heath” per allenarsi il più possibile. In questa stagione è nata poi anche la leggenda dei suoi calzettoni. A chi diceva che lo faceva per imitare Best lui ha risposto che tutto è nato da una lavatrice fatta male. Ha deciso quindi di indossare i calzettoni abbassati la domenica, e poi non li ha più rialzati. Scaramantico anche dunque, come dimostra l’episodio degli scarpini rovinati, usati per tutto il finale di stagione perché considerati fortunati.
In Premier League si afferma in maniera definitiva. Anche se la squadra riesce a salvarsi solo all’ultima giornata, il ragazzo di Solihull mette a segno otto marcature e cinque assist. Tra questi anche quella decisiva nella sfida salvezza all’ultima giornata.
Quest’ultima annata invece lo ha finalmente posto tra i migliori del campionato inglese. Undicesimo posto con l’Aston Villa, a meno sette dalla zona Europa, e prestazioni strepitose, vedi il 7-2 contro il Liverpool, nel quale ha segnato due goal e fornito tre assist.
A settembre 2020 si sono spalancate per Grealish anche le porte della Nazionale maggiore. Lui che fino all’under 21 ha giocato con le selezioni giovanili irlandesi in virtù della doppia cittadinanza, salvo poi scegliere i Tre Leoni.
Jack the Lad, come viene chiamato in Inghilterra, è ormai giunto all’apice della sua carriera. Le prestazioni ad Euro2020, dove è stato eletto capopopolo all’unanimità dai connazionali, hanno fatto sì che le sue pretendenti aumentassero e l’addio alla squadra del cuore diventasse inevitabile. Sono stati anni, questi a Birmingham, dove Grealish ha saputo conquistare la tifoseria con sprazzi di talento che da quelle parti non vedevano dai tempi di Gary Shaw. Si è fatto amare dai tifosi per essere il nuovo working class hero. Molti hanno visto in lui la trasposizione in chiave moderna di Thomas Shelby, leader della banda criminale dei Peaky Blinders, serie tv ambientata proprio a Birmingham.
Grealish in azione, durante questa stagione, con la maglia dei Villans
Tra i club che lo desideravano ha avuto la meglio il City, che con un’offerta da 117 milioni l’ha portato nel North West. Grealish è diventato quindi l’acquisto più costoso della storia del campionato inglese. Ad aggiungere pressioni, la scelta del numero di maglia, la dieci, che era stata di Aguero, probabilmente il più grande di sempre nella storia dei Citizens.
Lui ha però recentemente dichiarato, di non avvertire alcun tipo di peso. Anzi, di essere molto fiducioso nei propri mezzi. E come dargli torto, Grealish ad oggi è il prototipo di trequartista moderno, numero otto e numero dieci. A sua detta, non si vede ala sinistra, posizione in cui ha giocato all’Europeo, ma più fantasista puro.
Non particolarmente dotato fisicamente e atleticamente ma capace di sopperire a queste mancanze con un sinistro sopraffino, un dribbling elegante, una grande visione di gioco e una discreta dote balistica. Inglese nelle movenze e negli atteggiamenti, sta riuscendo a superare anche le problematiche caratteriali che hanno intralciato la carriera di molti suoi predecessori.
Per fattezze fisiche assomiglia a Beckham, con quel capello all’indietro, tenuto fermo dal gel e dal cerchietto. In campo sembra avere quel genio appartenuto a pochi calciatori albionici, tra cui Gascoigne e Rooney. C’è chi addirittura lo definisce un “Totti d’oltremanica”, ovviamente con le dovute proporzioni.
Paragoni importanti, che possono pesare tanto sulle spalle di un ragazzo di neanche ventisei anni, che sta per iniziare la sua prima esperienza in una big. Alcuni credono che Guardiola si stia mangiando le mani per aver ufficializzato Grealish poco prima della notizia dell’addio di Messi al Barcellona. Non vogliamo fare paragoni che si avvicinerebbero alla blasfemia, ma il talento di Solihull non ha nulla da invidiare a nessuno.