È un caldo sabato pomeriggio del luglio 2013, il Napoli è appena rimasto orfano di una delle più grandi punte della storia del calcio partenopeo: Edinson Cavani. El Matador infatti passa al PSG per la cifra record di 64 milioni di euro più 2 di bonus, andando così a raggiungere un altro idolo della tifoseria napoletana: El Pocho Lavezzi, che un anno prima è volato a Parigi per la cifra di 30 milioni di euro.
La calda piazza a questo punto si aspetta un degno sostituto, un campione in grado di farli sognare almeno quanto hanno fatto i due sudamericani volati oltralpe. Non immaginano nemmeno però, che il giocatore che arriverà nel capoluogo campano gli farà a tratti dimenticare le giocate di Lavezzi e Cavani.
Il 27 luglio arriva l’ufficialità con un tweet dell’estroso presidente De Laurentiis; il nuovo bomber è in città e ha già firmato il contratto che lo legherà agli azzurri. Il patron dei partenopei fece una spesa folle, che nessuno mai a quelle latitudini aveva provato a fare, nemmeno per portare sotto il Vesuvio il più forte di sempre: 39 milioni di euro.
E proprio quel fuoriclasse, che per i napoletani è molto di più, al suo arrivo dirà:” Sarà il mio erede. Sono sicuro che vincerà la classifica cannonieri”. Non a caso Diego Armando Maradona sarà il primo a convocarlo con la nazionale argentina, a dimostrazione della stima per questa punta.
I quasi 40 milioni di euro spesi dal patron De Laurentiis finiscono nelle casse di Florentino Perez, e il nome del giocatore è Gonzalo Higuain.
Higuain alla presentazione con il Napoli.
Comincia così dunque la storia d’amore tra Gonzalo e l’Italia, un bomber che nonostante tutto, è stato apprezzato in qualsiasi città italiana abbia giocato.
Storia che però, non parte con il piede giusto, almeno fuori dal campo. Perché dopo essere arrivato da poco, ammaliato dal fascino di Capri, decide di concedersi una gita fuori porta a bordo del suo yacht. Gita che però, gli riserverà una brutta sorpresa, infatti, proprio a seguito di un tuffo dalla sua imbarcazione, sbatte la faccia su uno scoglio e si procurerà delle ferite al volto. Non il meglio per iniziare una nuova esperienza.
El Pipita, così chiamato per via del soprannome del padre, anch’egli calciatore, che aveva un naso un po’ pronunciato; ci mette poco tempo a diventare l’idolo della tifoseria; basta leggere le statistiche della prima stagione: 24 goal in 46 presenze tra campionato e coppe. In più porta la quinta Coppa Italia nel capoluogo campano grazie alla vittoria per 3 a 1 nella finale contro la Fiorentina, che più per la bellezza della gara è, purtroppo passata alla storia per gli avvenimenti fuori dallo stadio.
Ma è la stagione successiva quella più complicata della sua avventura italiana. Infatti, dopo aver perso la finale mondiale contro la Germania, con lui protagonista di un errore a tu per tu con Neuer, nella stagione successiva le cose non vanno al meglio. Con il Napoli, nonostante la vittoria della Supercoppa sulla Juve nella quale segna una doppietta, il 31 maggio 2015 sbaglia il quarto rigore stagionale, un errore che condanna i partenopei e spiana la strada alla Lazio di Pioli verso la Champions League. E come se non bastasse qualche settimana più tardi fallisce anche quello in finale di Copa America nella finale contro il Cile. Gli errori dagli undici metri distruggeranno i suoi obiettivi con i partenopei e con la Seleccion. Il Pipita è amareggiato e deluso.
Ma Gonzalo ancora non sa che il meglio deve arrivare. La stagione che inizia sarà la più bella della sua carriera, quella che lo catapulterà definitivamente nell’olimpo dei centravanti più forti del pianeta. Durante l’anno, sotto la guida dell’allenatore che meglio lo saprà valorizzare in carriera, Maurizio Sarri, sbriciola ogni sorta di record fino al più importante di tutti: quello di goal in un singolo campionato, 36, raggiunto solo quest’anno da Ciro Immobile.
Ormai Higuain è una divinità a Napoli, i tifosi lo venerano, rivedono in lui quello che per le generazioni precedenti è stato El Pibe de Oro, sognano di poter finalmente strappare il titolo dal dominio settentrionale che va avanti dal 2001, anno dell’ultimo scudetto vinto da una squadra che non sia la Juve o le milanesi.
Ma come nel migliore dei film, ecco il colpo di scena, ma questa volta è di quelli che non immagineresti mai. Da qualche giorno si vociferava di un interessamento della Vecchia Signora, vogliosa di tentare l’assalto al tanto agognato triplete, per il Pipita. Nessun tifoso partenopeo credeva veramente a questa voce di mercato e non osava neanche immaginare il suo idolo con la maglia dell’acerrima rivale. E invece…
Il Pipita nella sua migliore stagione con i partenopei.
Il 26 luglio viene sganciata la bomba del calciomercato estivo italiano: Gonzalo Higuain, dopo aver svolto di notte le visite mediche in una clinica di Madrid, firma un contratto da 7,5 milioni all’anno per la Juventus. Diventa così il trasferimento più oneroso della storia del campionato italiano, 90 milioni di euro.
Il Pipita lascia così la città che gli ha dato di più in carriera. Una città che l’ha amato fin da subito e che non l’ha mai lasciato solo nei momenti difficili. “A Napoli ho sentito l’amore. Qui mi sono sentito più amato che in qualsiasi altro club”. Questa sua frase a testimonianza di ciò che ha provato nel capoluogo campano.
La Juventus si assicura, al culmine di un mercato stellare che vede arrivare sotto la Mole gente come Pjanic e Dani Alves, il centravanti più forte in circolazione per provare a vincere tutto quello che si può vincere.
Dopo essersi insediato nella lussuosissima casa del quartiere della Crocetta di Torino con spese per 30 mila euro al mese, dopo che, a Napoli, alloggiò tra il Vomero e Posillipo, nello stesso parco dove visse Cavani nella sua esperienza partenopea, inizia la sua avventura in bianconero.
E c’è da dirlo, Gonzalo non deluderà affatto le aspettative in lui riposte da dirigenza e tifoseria juventina. La prima stagione segnerà la bellezza di 32 goal in tutte le competizioni e darà un grande aiuto nella cavalcata al sesto scudetto consecutivo e al trionfo in Coppa Italia. Anche se, il rapporto con i tifosi non sboccia subito a causa di un problema che sarà sempre fonte di sfottò nei suoi confronti: il peso. Infatti Gonzalo, arriva a Torino non nelle migliori condizioni, vista anche la trattativa per portarlo alla Vecchia Signora non gli abbia permesso di allenarsi,da lì si potranno contare innumerevoli battute sulla “pancia” del Pipita.
In più, piccola curiosità, si rivolge allo stesso nutrizionista di Messi: l’italiano Giuliano Poser. Il medico friulano, specializzato anche in medicina dello sport e punto di riferimento per tutte le tipologie di atleti, è molto severo con Gonzalo. Gli alimenti concessi sono olio di qualità, cereali integrali, frutta e verdura. Lo zucchero è proibito in maniera tassativa, mentre il sale è consigliato in piccole dosi.
Riprendendo il nostro discorso; purtroppo Higuain il sogno Triplete lo sfiora soltanto, lo accarezza dopo aver spento, con una doppietta, i sogni del talentuoso Monaco di Jardim nell’andata della semifinale. A giocargli il più brutto degli scherzi è il suo destino, che lo mette di fronte alla sua ex squadra: il Real Madrid.
Sì, proprio quel club che non lo ha mai veramente apprezzato, sarà forse a causa del palato troppo fine dei tifosi delle merengues, che nonostante 121 reti e sei trofei vinti, non si renderanno mai veramente conto del suo immenso killer instinct in area di rigore, preferendogli spesso e volentieri Benzema. Lamenterà spesso la freddezza dei tifosi blancos: “Al Bernabeu non c’era una canzone con il mio nome”, una sua frase a sostegno di ciò nel 2014.
Si chiude così la sua prima stagione in bianconero, l’ultima che probabilmente lo vedrà protagonista nelle zone più alte della classifica cannonieri, perché a partire dalla seconda a Torino, sarà chiamato ad essere meno bomber d’area di rigore e più uomo squadra, costretto a rivedere il suo modo di giocare, ossia mettersi al servizio della squadra; inizia così la fine del suo rapporto col belpaese.
Higuain dopo aver segnato nella semifinale d’andata di Champions contro il Monaco.
Durante la stagione segna comunque 23 reti, molte delle quali particolarmente pesanti, come la doppietta al Milan, la rete a Wembley al Tottenham e quella che per molti risulta la decisiva per la vittoria del settimo scudetto di fila; quella del definitivo 3 a 2 a Milano contro l’Inter.
A fine stagione giocherà anche il suo terzo mondiale, ma non sarà mai protagonista, né lui né l’Albiceleste, che dopo un deludente girone, caratterizzato per lo più da problemi di spogliatoio, esce per mano della Francia agli ottavi. Questa sarà anche l’ultima manifestazione internazionale che giocherà con la nazionale visto il ritiro annunciato nel marzo 2019.
Purtroppo, tornato a Vinovo dopo le vacanze post mondiale, scopre di non avere più un posto rilevante nel parco attaccanti juventino vista la presenza del neo arrivato Cristiano Ronaldo, che oltre a rubargli il posto in squadra, gli ruba anche il record di acquisto più costoso nella storia del nostro campionato.
Decide così di spostarsi in un’altra capitale del calcio italiano: Milano. Diventa così il grande colpo del mercato del Milan che dopo un mercato, ricordato più che altro per le cose formali, deludente quanto la stagione appena conclusa.
Nonostante la grande fiducia che i tifosi rossoneri ripongono in lui, la sua esperienza meneghina è al di sotto delle aspettative con soli 8 goal in 22 presenze. Il punto più basso della sua esperienza al Milan lo tocca nella sfida casalinga con la Juve, quando dopo essersi fatto parare un rigore da Sczczesny, si fa anche espellere.
Le deludenti prestazioni nel capoluogo lombardo, non gli precludono però una nuova esperienza in un nuovo campionato. A Londra c’è Maurizio Sarri, che lo accoglie a braccia aperte e fa di lui la punta del suo Chelsea, ma anche qui non lascia il segno in sole 18 partite facendo 5 reti, ma riuscendo comunque a vincere il suo primo trofeo a livello europeo: l’Europa League nella finale di Baku contro l’Arsenal.
Il Pipita nella sua esperienza londinese, al Chelsea.
I Blues a fine stagione non lo riscattano, e torna nuovamente a Torino dove ritrova ancora il tecnico toscano, ma ormai Gonzalo è lontano anni luce da quello che eravamo abituati a vedere bucare le difese di tutta Italia. Segna solo 11 goal e non sempre parte titolare, anche se riesce a portare a casa il suo terzo scudetto a seguito della stagione più lunga della storia del calcio.
La fine ufficiale del suo rapporto tra l’Italia e Higuain arriva quest’estate quando, con l’avvento di Pirlo in panchina, non rientra più nel progetto tecnico della Juventus ed è notizia di settimana scorsa la rescissione consensuale del contratto dai piemontesi per volare a Miami, nell’Inter, la squadra di David Beckham.
Questo suo passaggio dall’altra parte dell’Atlantico, segna un punto di svolta nel calcio italiano. Se ne va la punta più forte che abbia calcato i campi di Serie A nell’ultimo decennio. A testimonianza di ciò possono tranquillamente parlare i dati, per esempio quello dei goal negli ultimi dieci anni nel nostro massimo campionato, statistica della quale è al comando vista la modica cifra di 125 goal.
Ci lascia il giocatore più amato e odiato allo stesso tempo da tutti i tifosi italiani. Ci lascia, forse, pure con qualche rimpianto, perché chissà se fosse rimasto a Napoli, magari sarebbe riuscito a portare il tricolore sotto il Vesuvio. O magari se la maledetta serata di Cardiff fosse andata in un altro modo, magari i tifosi juventini avrebbero conservato un suo ricordo differente. Resta il fatto però, che ci possiamo definire dei privilegiati per aver potuto apprezzare, nel nostro campionato, quella che per qualche tempo è stato il centravanti più forte del mondo.