I grandi del passato: Johan Cruijff

Gli olandesi sono un popolo abituato a costruire edifici sopra l’acqua, Johan era invece abituato a costruire magie sopra i campi in erba.
Johan Cruijff, iscritto all’anagrafe come Hendrix Johannes Cruijff nacque ad Amsterdam il 25 aprile 1947, nel quartiere di Betondorp, dove i genitori avevano acquistato una casa ed un negozio di frutta e verdura. Cruijff era un bambino vivace e molto precoce, iniziò a camminare molto presto e la prima cosa che fece il piccolo Johan fu prendere un pallone tra i piedi ed iniziare a palleggiare.

È proprio nel quartiere di Betondorp che Cruijff imparò a giocare a calcio e mostrò il suo talento innato nel farlo. Qui iniziò a disputare le sue prime partitelle con gli amici di infanzia e il fratello di due anni maggiore, Heini. Come affermò lo stesso Johan fu proprio per strada che imparò a dribblare come solo pochi sanno fare, perché “per strada impari a non cadere per non farti male, impari a saltare l’avversario evitando totalmente il contatto con lui”.

Il fisico di Johan non era però perfetto, aveva i piedi piatti e una caviglia storta che gli costarono il rifiuto del servizio di leva militare. Così quando a 12 anni perse il padre a causa di un attacco cardiaco Johan fu costretto a lasciare gli studi per diventare un calciatore dell’Ajax ed aiutare la madre nelle spese divenute ormai insostenibili.

Johan iniziò così la sua carriera nelle giovanili dei figli degli dei, uno dei soprannomi dato all’Ajax a causa della loro scelta di rappresentare nel loro stemma Aiace, mitologico eroe greco. In quegli anni Cruijff incontrò un allenatore molto importante per la sua crescita: Vic Buckingham.
Vic segnò per lui un programma atletico differente dal resto della squadra per rafforzare il fisico gracile di Johan, il quale infatti si allenava con vari sacchetti dal peso di quattro kg all’interno della sua tuta. Cinque anni dopo, nel 1964, sarà proprio Vic Buckingham a far esordire Johan Cruijff in prima squadra in una gara contro il Groningen, dove sbalordì ben poche persone: si, perché ormai ad Amsterdam era già un’icona nonostante giocasse ancora nelle giovanili. La settimana seguente Cruijff segnò il sul primo goal in una vittoria per 5-0 sul PSV.

Gli anni nelle giovanili non furono facili per Johan, poiché era costretto a combattere continuamente contro la pessima situazione economica della sua famiglia.
Nonostante ciò segnò 74 reti nella prima stagione. A 14 anni vinse il suo primo campionato nella categoria allievi, iniziò così a diffondersi la voce di un ragazzo prodigio, di un profeta.

L’esordio in prima squadra avvenne appunto nel 1964, in una gara di campionato contro il Groningen. Quel giorno cambiò per sempre la storia dell’Ajax e del calcio europeo.
Nel gennaio del 1965 l’Ajax stava lottando per non retrocedere in campionato quando dopo un pareggio nel derby contro il DWS fu esonerato Buckingham, al suo posto fu chiamato l’ex centravanti Rinus Michels. Questi portò ad Amsterdam una nuova idea di calcio, che passa alla storia come “il calcio totale”, il futuro marchio dell’Olanda “meccanica”: un sistema di gioco con il quale finalmente i lancieri arrivarono a competere con le grandi squadre d’Europa.

Dopo la retrocessione evitata, l’Ajax vinse tre campionati consecutivi trascinato dal loro giocatore chiave, Cruijff, il quale ricopriva in campo una posizione che oggi chiameremmo “falso nueve”, forse perché il maestro di Pep Guardiola (che ha poi perfezionato questo schema) fu proprio Johan Cruijff, pur segnando una media di 30 goal a campionato.
Nel 1969 la squadra allenata da Michels arrivò per la prima volta in finale di coppa dei campioni ma fu battuto dal Milan.

Nel 1970 il talento di Cruijff era ormai noto in tutto il mondo nonostante la finale persa per 4-1 contro i rossoneri, il suo nome era sulla bocca di tutti gli osservatori, ed in quella stagione Johan iniziò ad utilizzare il numero 14, il suo marchio.
Nella stagione seguente il club olandese riuscì a vincere finalmente la sua prima coppa dei campioni, in finale contro il Panathinaikos allenato da Puskás. Il numero 14 ricevette anche il suo primo pallone d’oro.

Nella stagione 1971-72 il club ajacide conquistò il suo primo triplete, vincendo il campionato, la coppa nazionale e la coppa dei campioni in finale contro l’Inter per 3-2, dove Johan segnò una doppietta. Il suo talento era ormai conosciuto in tutto il mondo, il suo modo di giocare era quello delle grandi stelle sudamericane: strappi in velocità, dribbling, una precisione nei passaggi e nei tiri innata.

La qualità senza risultati è inutile. Il risultato senza qualità è noioso.

Ad inizio della stagione 72-73 Johan fu nominato capitano dallo spogliatoio, simbolo delle sue doti di leader oltre che di meraviglioso giocatore: il club olandese conquistò il campionato e la coppa dei campioni, contro la Juventus, per la terza volta consecutiva.

Ma nel ritiro estivo prima della stagione 73-74 la società decise di non confermare il ruolo di capitano a Cruijff, creando uno strappo incolmabile.
Il calciomercato spagnolo aveva appena riaperto le porte ai calciatori stranieri e il suocero di Johan consigliò allo stesso giocatore di migrare in Spagna.
L’unico dubbio era Real o Barça. Il grande idolo di Cruijff fu Di Stefano, il più grande giocatore della storia delle “merengues”, ma in quegli anni in Spagna vi era ancora il franchismo e lo spirito ribelle di Johan non sarebbe potuto sbocciare in quell’ambiente: decise così di firmare per il Barcelona, dove ritrovò il suo ex allenatore Michels.

Con la maglia blaugrana vinse un solo campionato, alla prima stagione, riportando la Liga a Barcelona dopo 14 anni.
Dopo la parentesi in Spagna giocò per tre stagioni in America, con un breve intervallo nella seconda metà di stagione del 1980-81 in cui giocò per il Levante.

Tornò poi per due stagioni all’Ajax prima di concludere la carriera al Feyenoord nel 1984.

Con la maglia della nazionale Cruijff conquistò il secondo posto nel mondiale in Messico del 1974, dopo aver battuto le due grandi del calcio sudamericano: Brasile e Argentina, gli “orange” furono fermati in finale dalla Germania dell’Ovest.
Si ritirò dalla nazionale nel 1978 a causa del rapimento della sua famiglia a Barcelona e per protesta contro il regime militare che governava in Argentina.

Anche la carriera di allenatore fu ricca di successi, il più importante forse la coppa dei campioni vinta nel 1992 con il dream team del Barcelona, la prima per la squadra blaugrana.

Johan Cruijff si spense il 24 marzo 2016.

Il talento di Cruijff rivoluzionò il mondo del calcio, un giocatore unico, un trequartista che segnava più di un attaccante. Veloce e dotato di un dribbling incontenibile, definito da molti come profetico per il suo modo di intendere ed interpretare il calcio, Johan è stato selezionato come secondo miglior giocatore del XX secolo, dietro soltanto a Pelé, dall’IFFHS.

In un certo senso, probabilmente sono immortale.