La sindrome di Stoccolma è uno stato di dipendenza psicologica. Paradossale, perché la vittima di un rapimento, di un furto o di una qualsiasi forma di violenza, è portata a provare simpatia ed empatia nei confronti del proprio aguzzino. Questa patologia fu evidenziata per la prima volta nel 1973, dagli studi di un criminologo svedese su alcune persone tenute in ostaggio per circa 6 giorni all’interno di una banca di Stoccolma, appunto.
Paradossale, come la situazione che stanno vivendo i tifosi dell’Inter. Zhang ha rubato i sogni costruiti negli anni precedenti. Li ha rapiti, chiusi dietro un muro di freddezza e distanza e portati in Cina, a milioni di kilometri da Milano. Quando il 21 agosto l’arbitro fischierà il calcio d’inizio di Inter-Genoa, quel tricolore cucito sul petto dei neroazzurri non sarà più motivo di festa, ma di depressione. Sarà il simbolo di una sindrome di Stoccolma che perdura da 113 anni. Il tifoso interista convive con i suoi tormenti e li ama.
Lukaku che dichiara amore mentre stacca il biglietto per Londra, destinazione Stamford Bridge, è solo l’ultima, in ordine cronologico, delle delusioni per i tifosi del biscione. Un gigante buono diventato simbolo di un popolo, voglioso di rivincite e affamato di vittorie. Come quel Fenomeno verdeoro bandiera di una speranza morattiana, naufragata prima ancora che potesse avverarsi.
Chiamate aiuto. Milioni di persone sono sull’orlo di una crisi di nervi. Qualcuno provi a fargli capire che, no, l’Inter non ricambierà questo folle amore. Un uomo in giacca e cravatta ha svuotato la Pinetina. I sogni sono finiti, adesso ci sono solo cifre da raggiungere, debiti da coprire e plusvalenze da registrare. I giocatori scenderanno in campo con il cartellino attaccato alla colletta. E il povero Simone Inzaghi si mangerà le mani. Oppure no. Oppure per lui sarà l’occasione per dimostrare un’altra volta il suo valore, compiere quel miracolo in cui sperano milioni di cuori. Ma questo è solo l’ennesimo sintomo. La realtà è dura e cruda. Il ciclo è finito prima ancora di cominciare. Suning è solo il nome del centro sportivo e la Grande Inter è di nuovo quella dei libri di storia in bianco e nero, i colori più odiati. Quelli che presto torneranno a far venire gli incubi.
Rimane l’amaro in bocca a tutto il campionato italiano, ormai fotocopia sbiadita dei tempi di gloria. All’alba del rinascimento azzurro, la Serie A continua a perdere attrattiva e top player. I soldi non circolano e il tasso tecnico continua a scendere. Lo psicodramma dell’Inter continuerà e farà felici gli avversari, ma non la Serie A. Qualcuno fermi Zhang e restituisca i sogni, e l’Inter, ai legittimi proprietari. Le uniche vittime di questa assurda sindrome di Stoccolma.