La giovane Italia, tre anni dopo

Il 13 novembre 2017, tre anni fa, l’Italia calcistica viveva il momento più triste della sua esistenza, rimanendo esclusa dal Mondiale per la prima volta dal 1958. Da quell’umiliazione il calcio italiano è piombato nello sconforto.

La svolta arriva quando Roberto Mancini e la sua equipe assumono le redini di un carro ormai allo sbando.  Mercoledì l’Italia ha vinto il girone della Nations League imponendosi su Olanda, Polonia e Bosnia. Un gruppo non impossibile ma al contempo composto da squadre insidiose e avanti sul piano della maturità. Tralasciando le considerazioni sull’opportunità di questa competizione internazionale, proviamo a fornire una traduzione del progetto azzurro. I risultati ottenuti dall’Italia negli ultimi due anni di impegni internazionali sono visibili a occhio nudo. Imbattuta nelle ultime 22 partite (17V e 5N), ottiene l’accesso alla final four di Nations League a pochi mesi dall’Europeo.

Italia Mancini Vialli
Luca Vialli e Roberto Mancini, capo delegazione e CT della nazionale italiana.

Il riscontro sul campo, e non solo, del movimento avviato da Roberto Mancini è manifesto. Il CT ex Inter ha avuto il coraggio e la personalità di prendere la leadership di un gruppo ormai sull’orlo del baratro. Vicino a lui agisce il braccio destro Evani, già nel giro delle nazionali minori e maggiore dal 2010, e compagno di squadra del Mancio ai tempi della Sampdoria. Poi, ma non meno importante, viene Vialli, anche lui ex giocatore blucerchiato, onnipresente consigliere che, anche se da una diversa posizione, partecipa animatamente alla causa. La sensazione, anche all’esito delle indisponibilità dei contagiati o infortunati, è quella di un gruppo solido, una famiglia allargata. La gestione delle assenze, tante e importanti, da parte dei chiamati in causa è stata impeccabile.

La nuova gestione della selezione azzurra ha impresso un’identità precisa alla squadra e ha dotato quest’ultima dei mezzi per competere. L’Italia ha dimostrato sul campo di non volersi nascondere e di voler esprimere la propria personalità, puntando al dominio delle partite. L’accettazione del rischio, effetto diretto di un calcio propositivo, ma mai spavaldo, è un primo sintomo della modernità con cui Mancini ha contagiato la piazza. La continua creazione di gioco fa sì che l’Italia non si limiti a stare sul campo ma che invece diriga la partita, nonostante la poca esperienza internazionale.

Nazionale Italia
Domenico Berardi festeggiato dopo il gol del 2-0 contro la Polonia.

Il cambio d’abito della nazionale azzurra, oltre al gioco e al gruppo, passa attraverso un altro fattore. L’attuale differenziazione degli elementi in campo non ha precedenti. Per intenderci, quella contro la Bosnia è stata l’unica partita negli ultimi ventidue anni senza giocatori della Juventus in campo tra i titolari. Il secondo gol contro la Bosnia arriva  da un giocatore del Sassuolo, su assist di un compagno nero verde. In questo gol sono racchiuse la visione a 360 gradi di Roberto Mancini e il percorso di crescita intrapreso dal calcio italiano.

Manuel Locatelli e Domenico Berardi esultano dopo il gol del 2-0 alla Bosnia.

Quello arretrato è il reparto più fornito di certezze e alternative, in ossequio alla storica tradizione italiana di difensori e portieri. L’impronta moderna di Mancini si riscontra nella costruzione incredibilmente bassa, con Bonucci e Jorginho, che non temono di  giocare la palla vicini alla propria porta. Il primo, forse, non è il miglior difensore in assoluto che l’Italia offra ma è senza dubbio il leader tecnico del proprio reparto. Nei candidati all’altra slot di centro difesa c’è l’imbarazzo della scelta. In prima linea troviamo i nomi di Chiellini, Romagnoli, Acerbi e Bastoni, quest’ultimo il sostituto naturale di Bonucci.

Il discorso sugli esterni bassi è più complesso in quanto la scelta degli interpreti dipenderà molto dall’assetto definitivo che Mancini darà alla squadra. Se il terzino sinistro agirà da vera e propria ala tornante, al destro si richiederà di restare bloccato a compensare. Questo scenario vedrebbe favoriti Emerson e Florenzi, ma occhio a Spinazzola.

Bonucci Italia
ROME, ITALY – OCTOBER 12: Leonardo Bonucci of Italy in action during the UEFA Euro 2020 qualifier between Italy and Greece on October 12, 2019 in Rome, Italy. (Photo by Claudio Villa/Getty Images)

La grandissima dimostrazione di fisicità e di maturità strategica in mezzo al campo negli ultimi incontri ha letteralmente conquistato. Nonostante l’assenza del giocatore di status più internazionale, cioè Verratti, i tre centrocampisti hanno deciso entrambe le partite contro Polonia e Bosnia.

Jorginho ha affinato i tempi e le geometrie del regista, e nel frattempo è enormemente lievitato sul piano dell’impatto. L’esperienza in Premier gli ha senza dubbio imposto l’abitudine a ritmi molto alti. Locatelli incanta sempre di più: non si nasconde e non fa rimpiangere Verratti. Astro nascente del calcio italiano, il classe ’98 sta trovando significative conferme anche al di fuori del Sassuolo di  De Zerbi. Ormai inutile dire che, per lo meno al momento, la maglia di Barella resta incollata al corpo del centrocampista interista. L’ex Cagliari è cresciuto a dismisura dal punto di vista tecnico e della maturità, avendo precocemente acquisito parte di quelle furbizie che si addicono al giocatore di esperienza.

Jorginho Italia
Jorginho è il rigorista della nazionale.

Il discorso del centravanti è probabilmente quello più nell’ombra. L’Italia non ha, a differenza delle altre nazionali, una punta fissa e sicura del posto, ma nonostante ciò le alternative non mancano. Basti ricordare che tra gli indisponibili nelle sfide contro Polonia e Bosnia c’era la Scarpa d’Oro in carica, Ciro Immobile. Oltre a lui, Andrea Belotti è fortemente motivato ad essere protagonista con la maglia della nazionale e, assieme a lui, Ciccio Caputo. Senza dimenticare le alternative più giovani e fresche rappresentate da Moise Kean e da un promettente Gianluca Scamacca.

Per ciò che riguarda gli esterni d’attacco del 4-3-3 di Mancini troviamo una certezza e un’altra incognita. L’imposizione tecnica di Insigne è notevole ed è la manifestazione più evidente di una squadra che non esegue meccanicamente comandi e automatismi. Il numero 10 azzurro si esprime in modo tutt’altro che elementare, cercando giocate difficili e imprevedibili: l’assist a Berardi in occasione del 2-0 alla Polonia è pura classe. Probabilmente è Lorenzo il Magnifico il top player di questa nazionale. Sulla destra invece tutto dipenderà dalla trazione più o meno offensiva che la squadra avrà alla resa dei conti. Berardi non si limita a fare numero, ma entra e decide, mentre le caratteristiche di Chiesa sono le uniche a garantire la doppia fase. In tutto ciò Nicolò Zaniolo ha annunciato sui social il suo ritorno, previsto tra marzo e aprile.

Lorenzo Insigne è diventato l’epicentro offensivo della squadra.

La descrizione di questa giovane Italia è particolarmente colorita e vivace, è vero, ma la realtà è che siamo conquistati. I messaggi tecnici sul campo sono evidenti e rumorosi, ma la giovane Italia deve ancora acquisire i momenti delle grandi squadre per competere con queste. Un maggiore cinismo e un ulteriore affinamento strategico sono i prossimi passi che la nazionale azzurra deve compiere per fare il balzo nel top del calcio europeo. Con la Nations League ci rivediamo a ottobre 2021, per giocarci la final four, quindi ora testa all’Europeo.