Il Milan di Gennaro Gattuso ha vissuto in questa prima parte di stagione molti alti e bassi. Dopo un mercato estivo che ha portato in rossonero dalla Juventus Mattia Caldara, praticamente mai sceso in campo, e Gonzalo Higuain, le grandi aspettative non sono state conferme sul campo, toccando il fondo con l’eliminazione ai gironi di Europa League.
La squadra aveva evidenziato limiti sia tecnici che caratteriali, e la principale critica rivolta all’allenatore rossonero era la carenza di gioco offensivo e le notevoli difficoltà in fase di manovra, con la conseguente (almeno a detta della maggior parte dei tifosi) mancanza di palloni giocabili per Higuain, fermo a 6 gol in Serie A.
Dopo la partenza del bomber argentino in seguito alla sconfitta in Supercoppa italiana contro la Juventus il tempo di Gennaro Gattuso sulla panchina del Milan sembrava ormai terminato.
Come si è passati quindi da un allenatore sulla graticola, una squadra sull’orlo del baratro, ad un Milan che ottiene 7 risultati utili consecutivi, subendo solamente 3 gol?

La svolta è arrivata con il mercato di Gennaio, nel quale il Milan si è assicurato il bomber del Genoa Krzyzstof Piatek ed il talento carioca Lucas Paquetá, per una cifra complessiva di 70 Milioni.
Lo score dell’attaccante polacco, che con la maglia rossoblù aveva messo a segno 19 gol in 21 partite, non ha risentito del passaggio in un grande club, e Piatek è andato in rete 7 volte in 6 presenze con il Diavolo, siglando anche una doppietta contro il Napoli, all’esordio da titolare, che è valsa ai rossoneri il passaggio in semifinale di Coppa Italia.
Il brasiliano Paquetá, classe 1997 proveniente dal Flamengo, non ha avuto bisogno di un periodo di ambientamento al calcio europeo. Gattuso gli ha affidato le chiavi del centrocampo rossonero, ed il gioiellino, sapendo unire al meglio fase difensiva ed offensiva, ha portato grandi miglioramenti alla manovra del Milan, al punto di non uscire piu dall’11 titolare.

Il secondo punto chiave della rinascita rossonera è stata la valorizzazione del gruppo: via chi non è contento, chi sbuffa quando non arriva un buon pallone, dentro chi lavora giorno dopo giorno per trasformare quella palla in rete (vedere il gol capolavoro di Piatek contro l’Atalanta); lavoro quotidiano per valorizzare tutti gli elementi, senza scaricare chi sta affrontando un momento negativo, come Chalanoglu, ma caricandolo di fiducia.
A questo va aggiunto che il giovane prodigio Donnarumma è tornato a splendere, avendo allontanato le vicende extracampo; il capitano Alessio Romagnoli si è caricato sulle spalle la squadra nei momenti negativi, è un vero leader per il Diavolo; Bakayoko, oggetto misterioso di inizio stagione, ha compreso al meglio i meccanismi di Gattuso ed è ora padrone della mediana in ogni campo di Serie A.
Dopo soli 2 mesi dall’eliminazione in Europa League, alle porte di una difficile semifinale di Coppa Italia, e dopo 25 giornate di campionato, il Milan è adesso una delle favorite nella corsa Champions e squadra accreditata per la vittoria del trofeo.
Non sappiamo come andrà a finire la stagione rossonera, ma è evidente che nel calcio c’è bisogno di lavoro quotidiano, di un grande “gruppo” e di fiducia verso l’allenatore anche nei momenti bui, perché tutto può cambiare da un momento all’altro.