Gli Eagles Supporters li avevamo, brevemente, trattati all’interno di un vecchio articolo sulla curva Nord. Questa volta conosceremo più da vicino coloro che esordirono con lo striscione più lungo della storia: 54 metri.
Gli Eagles Supporters muovono i primi passi in un turbolento 1977, da quelli che erano i Gruppi Associati Bianco Azzurri (GABA), erroneamente chiamati i primi anni di vita Gruppi Armati Bianco Azzurri. All’epoca il tifo laziale, disposto su entrambe le curve, si era riunito in una sola sigla – per via delle numerosissime realtà presenti – per divenire così un fronte compatto e facilmente riconoscibile.
Il passaggio dai GABA agli Eagles non è semplice né breve. In via Simone de Saint Bon 47 – sede all’epoca del gruppo – vanno in scena una serie di affollatissime riunioni, alle quali parteciperanno tutti i responsabili e i capi-gruppo esistenti della tifoseria laziale. Ricordiamo ad esempio il Commandos Monteverde, rappresentato da Gino Ceccarelli, Francesco Troncarelli, Massimo Grifoni, Aldo “lebbra” e Fabrizio Zambonini, ma anche le Aquile di piazza Bologna, le Brigate San Giovanni con Guido de Angelis, Remo Remoli e tanti altri sodalizi. Farà da mediatore, in questo delicato momento, Antonio Di Vizio “Tonino” figura carismatica dei Lazio Clubs e Presidente dell’Associazione Italiana Lazio Clubs (AILC).

La decisione del nome che avrebbe riunito tutte le sigle è un percorso tortuoso, sulle spalle del nuovo gruppo gravava la pesante eredità delle precedenti realtà ultras. Solo nel 1978 il nome sarebbe arrivato, come un’illuminazione. Proposto da Marco Saraz, figura di spicco della scena ultras romana. L’aneddoto è curioso: dietro ogni lettera spedita da Sergio Puglisi, tifoso del Verona, c’era scritto “Hellas Supporters” con il simbolo della scala e tre pioli simbolo delle Brigate Giallo Blù. Il passo fu breve. Nacquero gli Eagles Supporters.
Si scelse la lingua inglese, perché in italiano “Tifosi delle Aquile” non era sufficientemente d’impatto.
Lo striscione più lungo d’Europa
L’esordio migliore di sempre
Il neonato gruppo ci teneva ad esordire nel migliore dei modi, la stagione 1978 era l’occasione migliore. Si raccoglievano soldi e ogni laziale faceva la sua parte, compresi alcuni dirigenti della Lazio. L’idea era di regalare alla Lazio lo striscione più lungo d’Europa. Stoffa blu e lettera dopo lettera per permettere alla vernice bianca di asciugarsi, nella sede di via Simone de Saint Bon 47 prese forma lo striscione. Mancava il simbolo.
Lo striscione era composto da un lato dallo scudetto vinto nel 1974 e dall’altro la Coppa Italia 1958. Unici trofei vinti dalla Lazio fino a quel momento.
1 Ottobre 1978 (data incerta)
Il simbolo
Tra politica e sport
Siamo alla fine degli anni ’70, dopo un inizio di decennio difficile – cominciato con la strage di Piazza Fontana (1969) – in Italia la sinistra radicale e la destra estrema sono in fermento. Il calcio, come spesso accade, è il contenitore sociale in cui la politica si radica nei gruppi organizzati: il primo simbolo sarebbe stato figlio di questo clima.
La prima idea – di un certo Marrakech, un signore tanto scuro da sembrare marocchino – era quella di proporre l’aquila della Wehrmacht, le forze armate tedesche durante la seconda guerra mondiale. Però, purtroppo, quello stesso anno sarà segnato dalla morte di Vincenzo Paparelli, ucciso da un razzo esploso dalla curva sud. Il Governo abolirà, da lì a poco, qualsiasi simbologia nazi-fascista o di riferimento palesemente politico. Ora il simbolo doveva necessariamente cambiare. Viene così scelta la testa dell’aquila, simbolo dell’Eldorado Lazio di pallacanestro. Un restyling decisamente più moderato e pulito, ma ugualmente accattivante.

Il gruppo laziale come fenomeno di massa
Nasce la rivista degli Eagles
Il 1 ottobre 1978 gli Eagles facevano la loro comparsa in uno Stadio Olimpico stracolmo all’inverosimile. Lo striscione di stoffa blu (immortalato anche in una storica sigla di 90° Minuto) era un successo. Quell’incontro la Lazio lo pareggió contro la Juventus per 2 a 2, e in quella stessa stagione il successo del gruppo fece sì che nacque un editoriale dal nome proprio “Eagles Supporters”, distribuito in curva nord prima di ogni partita casalinga. Il direttore era Antonella Pirrottina, giornalista, e tra le firme anche Gianni Walter Bezzi e Stefano Mattei, ora giornalisti della Rai, così come Ugo Trani, ora a “Il Messaggero”.
Il gruppo scriveva all’interno della rivista qualche anno più tardi: “Gli ES sono autonomi e le loro uniche entrate provengono dal tesseramento che consente ai giovani di iscriversi o come soci con sole 3.000 lire o come sostenitori con 5.000 lire, validità annuale. Le spese sono enormi: solo per le trasferte occorrono tanti soldi e così gli ES cercano di aumentare i loro introiti con i contributi degli altri tifosi durante le partite in casa. Non è certo il modo migliore, ma ciò permette di non chiedere niente alla società rimanendo fuori da manovre di qualsiasi tipo. La notorietà è stata ottenuta in tutta Italia con la partita Lazio-Torino con lo striscione «Forza Radice vinci lo scudetto della vita», un gesto nobile che ha dimostrato il cuore di questi ragazzi (Radice, allenatore del Toro, aveva avuto un terribile incidente d’auto, ma alla fine si salvò – n.d.r.)“.
Cos’altro aggiungere? Semplicemente fantastico.
N.0 della rivista Eagles Supporters N.1 della rivista Eagles Supporters N.3 della rivista Eagles Supporters
L’ingiusto scioglimento
ieri e oggi
Con l’arrivo in curva degli Irriducibili (1987), il tifo organizzato comincia a vivere momenti di forte tensione. I due gruppi durante le trasferte cominceranno a sfidarsi prima con i soli sguardi, successivamente arrivando alle mani. Durante un Lazio-Verona si arriva alla resa dei conti, un risultato che era nell’aria da tempo. L’immensa rissa tra i due gruppi porta con se danni e sei diffidati: tra questi i due leader dei gruppi. Davvero una brutta pagina per la curva biancoceleste. I successivi incontri della stagione sportiva saranno surreali, la curva per protesta non canta e non espone nessun simbolo. Proseguirà anche durante la successiva stagione, ma solamente per i primi 45 minuti di partita per non penalizzare eccessivamente la squadra. Le due tifoserie proseguiranno con il silenzio a intermittenza di fronte all’impotenza dei Lazio Clubs fino al rientro di alcuni diffidati.
Se nella stagione 1992-1993 il Presidente Cragnotti allestì una squadra per il ritorno in UEFA, il clima in curva peggiora. La frattura era insanabile e la supremazia degli Irriducibili sugli Eagles oramai era evidente. Gli Eagles si sciolsero dopo poco tempo, in concomitanza con un ultima rissa che vedrà i due gruppi protagonisti, addirittura con lancio di oggetti e torce. L’avvenimento fu storico, con l’addio degli Eagles si sciolsero infatti anche due gemellaggi importanti con gli ultrà di Torino e Bari.
Oggi il gruppo non è scomparso, è presente allo stadio olimpico e non è difficile leggere il loro nome. Fanno sentire la loro presenza anche sui social, facendosi conoscere ai più giovani che per motivi anagrafici non hanno potuto assistere a questo fantastico spettacolo.
Il nostro augurio è quello di vedere sempre un loro striscione o una loro bandiera sventolare, per tutti i laziali sono la storia passata ma anche una bella pagina del presente. Chissà che un giorno non possano tornare al loro “muretto” e cantare come hanno sempre fatto e continuano a fare seppur spostati. Ci sono stati nei momenti più duri della società capitolina, come gli anni della Serie B, e siamo sicuri che ci saranno sempre.
18 marzo 1979 in un Lazio – Roma Lazio – Bari 1981/82 o Roma – Lazio 1983/84
(data incerta)(data incerta)
P.S: l’articolo è stato possibile anche per il contributo di Lazio Patria Nostra.