I lupi del Wolverhampton, la Black County, gli anni ’50 e le amichevoli serali, la nascita della Champions League, George Best, il Torino e l’Europa League. Oggi scopriremo cosa lega tutte queste cose nel quarto appuntamento della rubrica I templi del calcio, nell’articolo dedicato allo stadio Molineux di Wolverhampton.
Siamo nelle West Midlands, in Inghilterra, vicino Birmingham. Più precisamente in quella che viene chiamata Black County. Qui sorge la città di Wolverhampton, che prende il nome dalla nobildonna britannica che costruì la città: Wulfrun. Si hanno notizie dell’esistenza dell’insediamento già prima dell’arrivo dei Normanni, ma il nome attuale compare solo nel 1381.
Nel centro della città, che vanta 262.000 abitanti circa, troviamo il Molineux Stadium. Casa dei lupi del Wolverhampton Wanderers. Il club arancio-nero è uno dei più gloriosi, nonché uno dei club fondatori della First Division inglese nel 1888.
Il nome dell’impianto deriva dal mercante Benjamin Molineux che, nel diciottesimo secolo, comprò il terreno per costruire la Molineux House. Nel 1860, un certo O.E. McGregor comprò la struttura e creò uno spazio aperto per gli sport: il Molineux Ground che vantava, tra le altre cose, una pista di pattinaggio sul ghiaccio, un velodromo, un campo da calcio e addirittura un lago dove pescare. Nel 1889, il Northampton Brewery acquistò il terreno e lo affittò al Wolverhampton che subito ne fece la sede permanente. Dopo aver ristrutturato l’impianto, il primo match di campionato si giocò lo stesso anno e vide i lupi vincere per 2-0 contro i bianconeri del Notts County davanti a 4.000 persone. Dagli anni ’20, lo stadio ed il terreno sono di proprietà dei Wanderers.
Il record di presenze allo stadio è di circa 60.000 persone, cifra raggiunta in una partita contro il Liverpool negli anni ’30. Oggi, le 4 tribune dello stadio possono contenere circa 32.000 persone, dopo gli ultimi lavori di rinnovamento che hanno portato alla creazione di un secondo anello sopra le tribune originarie.
Quello che può sembrare il classico impianto all’inglese, senza curve e con gli spalti che arrivano a pochi passi dal campo e dai giocatori, rappresenta, in realtà, molto di più per il calcio europeo e mondiale. Per scoprire perché dobbiamo fare un salto indietro, fino agli anni ’50.
Nel secondo dopoguerra gli inglesi uscirono dalla clausura calcistica che si erano autoimposti, nata dalla presunzione di essere i più forti in quanto inventori. Nel ’50 arrivò quindi la prima storica partecipazione ad un mondiale, quello in Brasile. Ma la spedizione fu un fallimento e qualcuno cominciò a pensare che, forse, gli inglesi non fossero più i maestri del football mondiale. Ma non tutti accettarono questa ipotesi e l’orgoglio e la presunzione dei britannici continuavano a crescere.
Nel ’53, la squadra più forte del mondo era senza dubbio l’Ungheria di Puskàs. Gli inglesi decisero quindi di organizzare un’amichevole a Wembley contro i temibili magiari. Il 25 Novembre del 1953, gli spettatori rimasero a bocca aperta nello scorgere tra la nebbia londinese la partita che vide vincere l’Ungheria con un netto 6-3. Gli inglesi, colpiti nel profondo, riuscirono ad ottenere una rivincita in Ungheria, ma le sorti furono anche peggiori: l’Ungheria distrusse i leoni vincendo 7-1. Tutti si chiedevano come fosse possibile che i padri del calcio venissero surclassati in questo modo.

Nel frattempo, la stagione 53-54 della First Division vide il Wolverhampton andare a conquistarsi il primo titolo nazionale della propria storia. Durante la stagione furono effettuate delle modifiche storiche al Molineux che divenne il primo stadio a disporre di un impianto di illuminazione, che permetteva di giocare partite di notte.

Per pubblicizzare lo stadio e la città, la società decise di organizzare una serie di partite amichevoli infrasettimanali in notturna. L’impianto di illuminazione venne inaugurato nel Settembre del ’53 e per l’evento venne chiamata la nazionale di calcio sudafricana. I Wolves vinsero per 3-1. Successivamente i lupi giocarono contro il Celtic di Glasgow, il Racing Club di Buenos Aires, il First Vienna e lo Spartak Mosca. Tutte vittorie, tranne nella partita contro gli austriaci che strapparono un pareggio a reti bianche. Le partite iniziarono a fare il giro del mondo e ad essere trasmesse in televisione e i giornali sportivi internazionali incominciarono a parlare della necessità di organizzare una competizione per club a livello europeo.

Poi si presentò l’occasione di vendicare la nazionale: venne organizzata un’amichevole contro l’Honved, squadra più forte dell’Ungheria con 5 undicesimi della nazionale in campo, tra cui il fenomeno Puskàs. Tutta La Nazione aspettava la partita e tutta l’Europa rimase attaccata alla TV o alla radiolina per sapere le sorti dei fortissimi lupi della Black County. Fu una partita epica, dura, vera e alla fine il Wolverhampton riuscì a vincere 3-2.
L’Equipe, lo storico giornale francese, il giorno seguente titolò: “Wolverhampton campione del mondo“. In uno degli articoli dedicati alla partita, sottolineò la necessità di una competizione ufficiale e lanciò un appello per cercare di formarla. Il presidente del Real Madrid, Santiago Bernabeu, rispose all’appello e insieme al giornale organizzò la prima competizione europea, riservata a chi riusciva a vincere il campionato nel proprio paese. Il nome originario doveva essere “Coppa Europa“, ma la UEFA e la FIFA, che inizialmente non partecipavano all’organizzazione ma che avevano fiutato l’importanza che avrebbe potuto ottenere, fecero cambiare il nome in Coppa dei Campioni d’Europa. Nacque così quella che oggi è la Champions League. Qualche anno più tardi anche al Molineux venne giocata una partita di Coppa Campioni, ma il Wolverhampton non ebbe successo.

Mentre i Wanderers giocavano le loro storiche amichevoli, un bambino di 7 anni da Belfast scappava di casa per andare dallo zio che sintonizzava la TV sulle partite dei lupi. Il bambino si innamorò di quella squadra che, sotto le luci del Molineux, batteva chiunque. Più tardi riuscì anche a comprarsi una maglietta della sua squadra del cuore. Quel bimbo si chiamava George e di cognome faceva Best, The Best.
La maglia arancione del Wolverhampton, posseduta da George, è ancora gelosamente custodita nella sua casa di infanzia, oggi diventata un museo aperto al pubblico.
Le luci del Molineux non catturarono solo il cuore di George Best, ma quello di tutta Europa tanto da formare una competizione grande come la Coppa Campioni sull’onda dell’entusiasmo creato dai Lupi e dalle loro amichevoli.
Il Wolverhampton è il prossimo avversario del Torino di Walter Mazzarri nel ritorno del quarto turno preliminare di Europa League, valido per l’accesso ai gironi. Nell’andata, giocata allo Stadio Olimipico Grande Torino, i granata hanno subito la tecnica nell’1 contro 1 dei lupi, figlia della grande presenza di Portoghesi in squadra, e hanno perso 3-2. Giovedì 29 Agosto, il Toro deve fare un’impresa per vincere contro il Wolverhampton, nel loro tempio che nel 1972 ha ospitato una finale proprio di Coppa UEFA, persa dai Lupi nel derby inglese contro il Tottenham.
Riuscirà il Torino ad espugnare lo stadio che ha visto nascere la Champions League o le luci del Molineux saranno troppo abbaglianti per i granata?