Ora è ufficiale: niente Chievo in Serie B, una favola del nostro calcio che ci saluta.
Dopo una serie di decisioni e contro decisioni, è arrivato il verdetto finale del TAR del Lazio che ha sancito l’esclusione del Chievo dal campionato di Serie B stagione 2021/2022.
L’addio al campionato cadetto dei clivensi segna la fine di una lunga epoca in cui questa squadra, nata da un borgo di Verona, ha disputato con continuità la massima serie del nostro calcio, con qualche intervallo (per una sola stagione al massimo) in Serie B. Chi, come me, è nato negli anni ’90 non può certamente dimenticare il Chievo Verona come una storia romantica, ma allo stesso tempo magnificamente reale.
I veronesi arrivano in Serie A nella stagione 2001/2002. In quella stagione vengono guidati da un ottimo Del Neri e chiuderanno il campionato in quinta posizione, ad un passo (un solo punto di distacco dal Milan) da una storica e leggendaria qualificazione alla Champions League. Stagione nella quale, peraltro, i veneti si trovarono a lungo in testa alla classifica, inanellando una serie di risultati di alto prestigio. Da li in poi il Chievo piazzerà una serie di salvezze riuscendo a retrocedere solo una volta in 18 campionati. Non male se consideriamo le dimensioni della piazza.
In quegli anni, però, c’è molto dietro agli incredibili risultati di una squadra di un quartiere di Verona, e questo qualcosa è davvero molto romantico. Dal sopra citato Del Neri, che proseguirà la carriera passando per Roma e Juventus, a Eriberto (o Luciano) che passò all’Inter nella stagione 2003/2004. Proprio la storia di Eriberto trasuda quel sano romanticismo misto a pura follia che merita di essere raccontato. Luciano, infatti, ottenne in Brasile un documento falso con il quale si tolse qualche anno e cambiò il proprio nome presentandosi come Eriberto.
Proprio nella stagione 2001/2002 il brasiliano si mise in mostra in Serie A risultando uno dei giocatori più importanti di quel magico Chievo. Oltre ai due già citati fecero parte, come colonne portanti, di quei clivensi anche giocatori del calibro di Bernardo Corradi, Simone Barone, che aspetta ancora il passaggio di Inzaghi contro la Repubblica Ceca nel 2006 e Simone Perrotta (entrambi campioni del mondo nel 2006 in Germania), ma anche Eugenio Corini, Manfredini, Legrottaglie e Lupatelli, leggendario quanto singolare portiere con la maglia n.10.
Le stagioni successive in Serie A, intervallate da un’unica retrocessione nella stagione 2006/2007 con un solo anno di purgatorio, furono decisamente meno esaltanti per il Chievo. Ciononostante però, i veneti iniziarono a gettare le basi per una squadra poco spettacolare ma molto concreta. Da lì in avanti furono ben 11 le stagioni disputate consecutivamente in A dai gialloblu che, nel mentre, trovano lo storico quanto iconico bomber valdostano Sergio Pellissier. Fu la stagione 2018/2019, iniziata con sette punti di penalizzazione (poi ridotti a 3) quella della retrocessione e conseguente declino inesorabile del, ormai ex, Chievo magico.
In questi ultimi anni i veneti si guadagnarono la nomea di squadra rognosa e ostica, attirando poca simpatia da parte di quella parte di spettatori che predilige la fantasia alla tattica, il tutto agevolato da un campo casalingo – il Bentegodi – dove nel periodo invernale il terreno di gioco è spesso in condizioni davvero difficili che rendono praticamente impossibile giocare palla a terra e dare spettacolo.
Tutto questo percorso lungo quasi 20 stagioni, con due soli intervalli nella serie cadetta, entrambi di una sola stagione, ormai non ci sarà più. Il Chievo, infatti, non è iscritto alla Serie B 2021/2022 ed è assolutamente in balia degli eventi, tipico di un calcio – il nostro – dove attualmente sono nettamente di più le favole che falliscono rispetto a quelle che emergono e rendono magico il nostro calcio.
Oggi è toccato al Chievo, domani chissà, intanto per quelli come me nati e cresciuti con il magico Chievo in Serie A oggi sparisce una pagina ricca di romanticismo.