Nottingham-Torino-Massa: la strada bianconera

Tre società, tre società distanti come storia e tradizioni. Tre società distanti geograficamente, tre società distanti nei risultati. Mai si sono incontrate, ufficialmente, sul campo, eppure qualcosa le lega.

Cosa può unire Nottingham, Torino e Massa? La prima è una grande città nel centro dell’Inghilterra, la seconda è la più importante città industriale italiana, motore dell’unità e del football. La terza è una città di 70.000 abitanti, famosa per il marmo e capoluogo della provincia di Massa-Carrara, in Toscana.

Beh, ad unire queste città, distanti centinaia e centinaia di kilometri, ci hanno pensato un arbitro inglese, emigrato a Torino, e un paio di taniche di benzina. Vi starete chiedendo come e perchè. La risposta è semplice: il football.

Nottingham è la patria di una delle 5 società più antiche nella storia del calcio mondiale, il Notts County. Nei primi del 1900 era usanza, per le squadre italiane, mandare degli emissari in Inghilterra per comprare le attrezzature sportive che nel nostro paese ancora non erano arrivate, come per esempio le divise da calcio. Cosa che fece la Juventus, a Torino: Henry Goodley, che tra le altre cose fu l’arbitro della prima partita della nazionale italiana nel 1910, tornò da uno dei suoi viaggi a Nottingham con delle divise a strisce bianconere da usare al posto delle ormai vecchie maglie rosa di cui disponeva la neonata Juventus.

Un immagine del Notts County

Per questo motivo Juventus e Notts County sono sempre state vicine, organizzando amichevoli ed eventi vari per coinvolgere le due tifoserie e ricordare l’antico sodalizio che permise alla Juve di vestire gli storici colori bianconeri, che tanta fortuna hanno portato ai torinesi.

Nel frattempo a Massa il calcio provava a muovere i suoi primi passi come sfogo post-lavoro. La città contava circa 30.000 abitanti e l’economia era fondamentalmente incentrata sull’estrazione del marmo dalle vicine Alpi Apuane. Nacquero due società: la S.S. Pro Massa e la U.S. Massese. Il campo che utilizzavano era una vecchia piazza d’armi, con il terreno non livellato che presentava una leggera ma percettibile pendenza.

Durante la seconda guerra mondiale Massa venne martoriata dai bombardamenti e dai combattimenti, che avvenivano a pochi kilometri dal centro, dove passava la Linea Gotica. Finito il conflitto, così come la città, anche il calcio era in forte crisi. Delle due società ne sopravvisse solo una: l’U.S. Massese.

Uno dei dirigenti della squadra toscana, un certo Massetani, durante la guerra aveva soccorso un uomo rimasto a piedi. Quest’uomo aveva finito la benzina e non sapeva come procurarsela, in tempo di guerra un bene così prezioso è difficile da trovare. Massetani gli portò due taniche e da quel gesto nacque una profonda amicizia. Quello che Massetani non sapeva è che quell’uomo in difficoltà era Piero Dusio: l’allora presidente della Juventus.

Dusio ebbe l’opportunità di ricambiare il favore quando Massetani si ritrovò alla disperata ricerca di divise da fornire alla rinata Massese. Nessuna stamperia della zona, infatti, aveva le risorse necessarie per accontentare la dirigenza che desiderava come colori sociali il bianco e il verde. Dusio decise di spedire alcune magliette, utilizzate dalla Juventus, a Massa per soccorrere l’amico in difficoltà. In segno di riconoscenza, la dirigenza massese scelse il bianco e il nero come colori sociali della squadra che cambiò, per qualche tempo, il nome in U.S. Massese Juventus. In trasferta, i giocatori della Massese erano soliti giocare vestendo una maglia nera con una grossa J bianca stampata sull’addome, proprio come la Juventus.

Murales dedicato alla storica maglietta utilizzata dalla Massese, allo Stadio Degli Oliveti di Massa

La Juventus non si è mai fermata, nella sua storia ultracentenaria ha fatto incetta di trofei ed è entrata nella leggenda che siamo soliti conoscere noi oggi. Alcuni dei giocatori più forti della storia hanno vestito il bianconero di Torino, contribuendo a renderlo leggendario e diverso da qualsiasi altra squadra che vesta quei colori.

Il Notts County, dopo i fantastici anni del football primordiale, si è perso nel mare delle categorie inglesi. Sommerso dalle centinaia di realtà esistenti nell’Inghilterra calcistica e dai rivali cittadini del Nottingham Forest, capaci di vincere 2 Coppe dei Campioni tra il ’79 e l’80. Il calcio dei miliardari ha portato la storica società in un mare di problemi finanziari da cui non riesce ad uscire. Quest’estate è arrivata la richiesta: la società di Nottingham ha scritto alla Juventus affinché potesse aiutarli in questo periodo così difficile. La Juventus ha risposto presente, portando avanti una romantica storia di calcio e ricambiando il favore vecchio più di 100 anni che ha permesso alla Juve di essere quello che è oggi.

Nel frattempo la Massese, mentre celebrava con la città l’anno del centenario, retrocedeva dalla Serie D all’Eccellenza Toscana, dopo una storia passata a calcare i campi della Serie C, infuocati dai tanti derby toscani e da alcuni giocatori di grande talento che sono stati lanciati proprio a Massa: Chinaglia, Mussi, Pessotto o Chiarugi. Persino il Napoli ha dovuto soccombere al Degli Oliveti nel 2005-2006, in Serie C, dopo il gol di Vagnati, oggi d.s. della Spal. I soliti problemi delle categorie inferiori del nostro calcio hanno portato la squadra all’inferno, salvata solo dai tifosi che ne hanno acquisito la proprietà, nell’anno del centenario, per ricostruire quella sintonia tra città e calcio. Oggi la Massese è prima nel Girone A di Eccellenza toscana, con centinaia di tifosi che invadono gli inadatti campi sportivi nelle trasferte.

Insomma, tre società che non c’entrano nulla l’una con l’altra. Storie, trionfi e valori diversi che si sono incontrati una volta sola, tanto tempo fa, per poi continuare il viaggio del calcio da sole, chi con più fortuna e chi meno. Sarebbe bello immaginare un triangolare tra queste squadre, così distanti, ma così vicine nella storia. Per ricordare a tutti che il calcio è bello anche per questo, perché se Italia e Inghilterra sono divise da centinaia di kilomentri, solo il filo del pallone le può portare così vicine da unire tre città che, probabilmente, non si incontreranno mai più.