Spagna: come gioca la Roja di Luis Enrique?

Siamo giunti alla fase clou della manifestazione. Adesso, verrebbe da dire, viene il bello. L’Italia, dopo la grande prova di forza fatta contro il Belgio, ha avuto accesso alle semifinali dell’europeo, a distanza di nove anni dall’ultima volta.
L’avversario che ci troveremo davanti sarà la Spagna, la squadra che nel 2012 spense i nostri sogni in finale con un perentorio 4 a 0.

La Spagna che affronteremo martedì sera sarà però quasi totalmente differente da quella che ci umiliò nella finale di Kiev. Gli iberici infatti da lì in poi non sono più riusciti ad imporsi in grandi competizioni a livello di nazionale. Ciò è dovuto al ricambio generazionale che non è stato all’altezza di sostituire i grandi campioni del passato, capaci di vincere due europei e un mondiale in quattro anni.

Guai però a sottovalutare le Furie Rosse, che tra le critiche della stampa e le perplessità dei tifosi, si sono spinti fino alle semifinali.

Il percorso della Spagna è stato tortuoso. Nel girone, che sulla carta li vedeva favoriti, sono passati da secondi classificati alle spalle di una non sfavillante Svezia. Agli ottavi hanno eliminato la Croazia, ma non prima di essersi fatti rimontare in pochi minuti due goal e averla vinta solamente ai supplementari. Nei novanta minuti non sono terminati neanche i quarti di finale, visto che per mandare a casa la battagliera Svizzera sono serviti addirittura i calci di rigore.

La Roja che abbiamo avuto modo di osservare sin qui a EURO2020 è stata una squadra che è sembrata spesso poco cinica, specie nelle prime due partite del girone, ma in grado di esprimere un buon gioco.

Sappiamo tutti infatti che la Spagna è la patria del Tiki Taka. Anche Luis Enrique ha quindi deciso di impostare il proprio gioco cercando di gestire il più possibile il possesso palla. Emblematiche sono le statistiche riguardanti quest’ultimo. Nelle cinque partite giocate fino ad ora le percentuali di possesso palla sono state le seguenti: 86%, 77%, 66%, 68%, 73%.
Un elemento questo del quale sicuramente dovrà tener conto Mancini, dato che anche gli Azzurri sono soliti tenere il possesso e imporre il loro modo di giocare.

La posizione media dei giocatori spagnoli contro la Svizzera (VIA SOFASCORE). Morata scende a fare possesso ed aprire spazi per gli esterni.

La Roja però non è solo possesso palla, e sarebbe banale credere ciò. La nazionale iberica è dotata infatti di calciatori di grande talento e tecnica che possono mettere in difficoltà qualsiasi avversario, in più modi.

La squadra allenata da “Lucho” adora far partire le proprie azioni dal basso. Il portiere, che ultimamente è Unai Simon, si appoggia molto in fase di impostazione su i centrali, Laporte, già fondamentale, e uno tra Garcia e P. Torres. I due difensori portano poi palla anche fino a metà campo se non pressati e coinvolgono il play, Busquets, e i terzini, Azpilicueta e Alba.
Quando però le soluzioni offensive tardano ad arrivare, ecco che nel giro palla prendono parte anche i due intermedi di centrocampo, solitamente Pedri e Koke.
I due centrocampisti, a turno, si abbassano molto, quasi sulla linea difensiva, per favorire il palleggio e il conseguente movimento della retroguardia avversaria.

Fondamentale è anche lo sfruttamento delle fasce laterali. Qui i due terzini in fase di possesso salgono molto, affiancando le ali che a loro volta stringono all’interno.
Probabilmente è proprio sugli esterni che la nostra nazionale dovrà fare più attenzione. Infatti, la Spagna, più a sinistra che a destra, molte volte crea situazioni pericolose grazie a combinazioni tra Alba, Sarabia o Olmo, e Pedri. Mentre sul versante destro del campo F. Torres o Moreno e Koke prediligono inserimenti soprattutto centrali. Qui starà alla bravura di Emerson, chiamato a sostituire un sin qui sfavillante Spinazzola, limitare le scorribande sulla sua fascia di competenza. Un’altra arma usata poi molto sempre in fase di impostazione è il cambio gioco, operato o da uno dei due centrali o da Busquets.

Questa nazionale, per via dei suoi importanti mezzi tecnici, riesce a concludere l’azione in vari modi. La punta, che nonostante le critiche dei suoi compaesani è Morata, gioca molto spalle alla porta. Il suo lavoro di sponda è prezioso per gli inserimenti delle mezzali, mentre i due esterni offensivi sono soliti partire larghi per poi accentrarsi. Sulle fasce arrivano poi puntuali le sovrapposizioni degli esterni di difesa, specie a sinistra, dove Alba crea combinazioni interessanti con i compagni mentre Azpilicueta va più volte al cross.

Morata è criticatissimo da stampa e tifosi, ma Luis Enrique non ha mai rinunciato al numero 7.

Parliamo, come abbiamo già detto, di una squadra dall’elevato tasso tecnico, che ha giocatori di qualità capaci di giocate importanti anche tra le linee, esponendosi al rischio di perdere il pallone. Ed è qui che scatta l’immediato tentativo di recupero nella palla nella zona in cui la si è persa per evitare ripartenze.

Una volta recuperata la palla, la transizione avviene molto rapidamente, con rovesciamenti di fronte caratterizzati da immediate verticalizzazioni.

Probabilmente, un aspetto che distingue in negativo questa squadra è il fatto di essere poco aggressiva quando l’avversario è in possesso del pallone. Lascia infatti l’avversario molte volte libero di impostare e tentare giocate.

COME DOVRANNO COMPORTARSI GLI AZZURRI?

La nostra Nazionale, con la vittoria contro il Belgio, ha mostrato a tutti la sua capacità di giocare bene contro chiunque senza la necessità di snaturarsi.

La vittoria contro la prima del ranking FIFA da tre anni suggerirebbe di lavare le casacche sudate dopo la battaglia di Monaco e ridarle agli stessi undici. Le cose però per mister Mancini non saranno così semplici.

Se tra i pali appare scontata la conferma di Donnarumma, in difesa lo è allo stesso modo la presenza di Palmieri al posto dello sfortunato Spinazzola. L’infortunio del romanista toglie dallo scacchiere azzurro una pedina fondamentale. L’esterno umbro infatti oltre ad aver garantito copertura si è rivelato un’ulteriore soluzione offensiva. Ha più volte puntato e saltato i terzini avversari, in grossa difficoltà contro la sua velocità e la sua potenza fisica, 186 centimetri. Non sarà facile il compito per l’esterno del Chelsea, che però spesso in Nazionale si è distinto con ottime prestazioni, prendendosi la titolarità per larga parte della gestione Mancini.

A destra nonostante Florenzi sia ormai a disposizione, difficilmente Di Lorenzo gli lascerà il posto. Al centro della retroguardia dopo la prestazione di venerdì sera rimarrebbe difficile mettere fuori uno tra Bonucci e Chiellini. Il primo nonostante un piccolo acciacco dopo la partita con il Belgio dovrebbe guidare la difesa. Anche Chiellini, dopo aver cancellato dal campo Lukaku, dovrebbe partire dall’inizio. Il centrale toscano però, data l’età che avanza è soggetto ad infortuni sempre più frequenti, e l’assenza del Lukaku di turno nella Spagna, oltre ad una fantomatica finale a distanza di cinque giorni, potrebbe spingere Mancini ad optare per Acerbi, in ottima condizione ed impeccabile quando chiamato in causa.

A centrocampo i dubbi sono pochi. Jorginho è la guida di questa squadra, impensabile lasciarlo fuori. Come in panchina non vedremo neanche Barella, autore l’altra sera di un goal da numero 10 puro. Per Verratti invece il discorso è diverso. Il centrocampista abruzzese è reduce da un infortunio che ha messo a rischio la sua presenza a questo europeo. Lo sa bene il CT che quindi tiene in caldo Locatelli e Pessina, super sub di questa Nazionale. Rinunciare però alla qualità del parigino d’adozione e della sua capacità di vedere corridoi impensabili capaci di sbaragliare la difesa roja appare impossibile.

Là davanti chi è sicuro di giocare è il nostro dieci: Lorenzo Insigne. Prestazione sontuosa contro il Belgio e goal abbacinante, ormai sembra essere uno degli insostituibili di questa squadra. Da centravanti, nonostante la pessima prova probabilmente rivedremo Immobile, costretto a rispondere le critiche gonfiando la rete come ha fatto nelle prime due gare. Fondamentale sarà il lavoro del nostro attaccante, soprattutto sui cross: la difesa spagnola ha mostrato di andare spesso in difficoltà sulle palle alte.

Il dilemma è poi il solito: Berardi o Chiesa? Verrebbe da dire tutti e due, ma a calcio si gioca in undici. Chiesa ha fornito una buona prova contro i Diavoli Rossi andando anche diverse volte vicino al goal e creando diversi grattacapi. Questa volta però la questione è diversa. La Spagna ha una difesa più dinamica di quella belga, che ha patito tanto la velocità dello juventino, e quindi suggerirebbe il ritorno in campo dal primo dell’esterno del Sassuolo, molto tecnico ma meno esplosivo del figlio d’arte, che sarebbe poi chiamato a spaccare la partita come contro l’Austria. Ma difficilmente si rinuncia a questo Chiesa.