“Mi chiamo Thomas Schirò e sono il cervello del centrocampo”. Inizia così il video dedicato al capitano della primavera dell’Inter, nel marzo 2018, dal canale YouTube dei neroazzurri. Una responsabilità non da poco per un ragazzo del 2000. Ma non è una frase ad effetto costruita appositamente per far parlare di sè: Schirò ha dimostrato sul campo di meritarsi quell’epiteto.
Il cervello del centrocampo. Quello che disperatamente va cercando Antonio Conte per l’ultima partita prima della sosta natalizia. Sabato 21 dicembre alle 18.00 contro il Genoa i neroazzurri dovranno fare a meno di: Sensi, Barella, Gagliardini e Borja Valero per infortunio, ma soprattutto non scenderà in campo per la prima volta in questa stagione Marcelo Brozovic. Il croato dopo il giallo sventolatogli in faccia a Firenze sarà costretto a fermarsi per squalifica, aggiungendo una zavorra molto pesante al carico di pensieri che tormenteranno il suo allenatore durante la notte. L’Inter sembra persa senza il suo regista, colonna del modo di pensare della squadra, contando l’emergenza infortuni che porta molti a chiedersi: ma a centrocampo, chi schiererà l’Inter?

Dopo l’esordio del classe 2002 Agoumè, arrivato quest’estate ad Interello, potrebbe essere arrivata la giusta occasione anche per Schirò. Finalmente, perchè dopo la convocazione per le partite di Europa League della scorsa stagione, contro Rapid Vienna ed Eintracht Francoforte, al giovane piemontese non erano state concesse altre chance per mettere in mostra il suo talento. Anzi, durante la finestra estiva del calciomercato erano circolate molte voci su un suo possibile prestito in qualche società di Serie B, “per farsi le ossa”.
Una storia iniziata a Novara, la sua, il 25 Aprile del 2000 da mamma Sandra, francese, e papà Gaetano. Una passione incontenibile, quella per la palla, trasmessagli, forse, dalla sorella che al contrario suo preferisce usare le mani e tenta la fortuna nella B1 di volley francese. Una passione così grande da riuscire a convincere i suoi genitori, titubanti all’idea di lanciarlo nel mondo del calcio per il suo fisico gracilino, a segnarlo a una scuola calcio della Juventus in città.
Tranquilli tifosi interisti, il gioiellino di mister Madonna non ha mai vestito nulla di bianconero: gli scout del Novara sono più veloci di tutti e lo portano nel loro vivaio all’età di 9 anni. I suoi piedi di velluto e la sua ottima visione di gioco, però, lo hanno portato lontano da casa e dalle attenzioni dei genitori, sempre presenti per aiutarlo e per ricordargli che il calcio è importante, ma anche farsi una cultura lo è. Sarà per questo che quando gioca, pensa più veloce degli altri. Talmente veloce da guadagnarsi la più grande chance che gli potesse capitare: la chiamata dell’Inter.

Il passaggio dalla realtà provinciale di Novara, alleggerita dall’aria di casa, a quella internazionale e prestigiosa dei Navigli non è facile per nessuno. E non lo è stato neppure per lui, che ha rischiato di sgretolarsi sotto l’enorme pressione che si aggira dalle parti di Appiano Gentile. Per uscirne più forte, tra una trappata e un libro di scuola, a suon di grandi giocate e contrasti vincenti.
Mancino ottima visione di gioco, dotato di grande tecnica, Schirò può ricoprire in maniera ottimale tutti i ruoli del centrocampo. E infatti, dopo aver sperimentato la trequarti nell’U17 e qualche partita da mezz’ala in Primavera, mister Vecchi lo ha inventato regista. La sua forza fisica e la sua aggressività nei contrasti, lo hanno reso un pilastro della formazione interista con cui ha vinto il Torneo di Viareggio nel 2018, senza riuscire però a vincere lo scudetto nel 2019, perdendo in finale con l’Atalanta. Il gioiellino piemontese fa della sua capacità nel corpo a corpo e dell’ottima lettura del gioco le sue caretteristiche fondamentali, unite alla disponibilità ad aiutare i compagni fuori e dentro dal campo, che lo rendono amato da chi gli sta vicino. Da migliorare la fase offensiva, ma c’è tempo.
Si sa, le grandi squadre riescono a trovare il massimo anche nel momento peggiore della stagione. Questo è ciò che le rende grandi: la continuità di risultati anche durante periodi di down, dettati da cali fisici o psicologici, ma mai evidenziabili dalla classifica o dai risultati. E se questa deve essere la stagione del rilancio per il biscione e il suo nuovo condottiero, il salto di qualità deve avvenire adesso. Dalle seconde e terze linee che devono prendersi in spalla i caduti per portarli al trionfo, prima che Babbo Natale, travestito da Beppe Marotta, riesca a portare qualche dono sotto l’albero nel nuovo Inter HQ di Milano.

Chissà che non tocchi proprio a Schirò il duro compito di risollevare le sorti di quello che sembra un periodo maledetto, quantomeno per i numeri della rosa. Quale occasione migliore per dimostare a tutti che altri, oltre a Brozovic, possono mettersi al comando del gioco neroazzurro. Il suo pensiero e i suoi piedi di velluto potrebbero essere l’arma inaspettata, nascosta bene nella fondina di Antonio Conte. Progettata e allevata in casa dai maestri di Interello, sperando che un giorno non venga usata solo nei campi della Primavera.
Con un po’ di coraggio, questo potrebbe essere il momento giusto per l’Inter e i suoi scalpitanti gioiellini, guidati dai gol di Oristanio ed Esposito, ma coordinati da Schirò. Perchè la tecnica e il talento segnano gol, ma la testa e il cervello vincono i campionati.