Timo Werner, l’attaccante dell’ RB Lipsia, è senza ombra di dubbio uno dei talenti più promettenti del calcio tedesco e non. È inoltre l’unico centravanti della Bundesliga in grado di tenere il passo di Robert Lewandowski, attaccante del Bayern Monaco dalla media realizzativa clamorosa.
Werner però non è il classico giocatore amato da tutti, anzi, e per capire meglio il perché di tutto questo odio da parte dei tifosi tedeschi nei suoi confronti è necessario ripercorrere ciò che è stato il suo percorso di vita calcistica.
Timo, nasce a Stoccarda il 6 marzo del 1996, anno in cui la Die Mannschaft di Berti Vogts vince il suo terzo titolo europeo in Inghilterra, con Matthias Sammer che in quell’anno viene nominato miglior giocatore della competizione e vince anche il pallone d’oro più contestato della storia.
Il giovane Werner fa vedere fin da subito che con il pallone ci sa fare, entrando nel 2002 a far parte delle giovanili dello Stoccarda, squadra della sua città. Timo gioca nel vivaio dello storico club tedesco, e le sue evidenti doti sono tali da ricevere le prime convocazioni nelle giovanili della nazionale, dall’U15 all’U21.
A coronamento di tutto il percorso fin qui svolto, Timo viene premiato con la vittoria della medaglia d’oro Fritz Walter nel 2013, un riconoscimento conferito annualmente dalla DFB ai migliori giovani tedeschi dell’anno. Il 1° agosto dello stesso anno diventa il più giovane esordiente nella storia dello Stoccarda e comincia ad infrangere record su record. Con la doppietta al Friburgo nel novembre 2013 diventa il più giovane nella storia della Bundesliga a realizzarne una; mentre pochi mesi prima era diventato il più giovane marcatore della storia del suo club. Sarà il più giovane di tutta la storia della massima serie tedesca ad infrangere il muro delle 50, 100 e 150 presenze.

Nel 2016 però, lo Stoccarda retrocede e Timo Werner non vuole scendere nella seconda divisione tedesca, e così accetta l’offerta del Lipsia, un club nato da appena sette anni e che si affacciava per la prima volta sul panorama calcistico della Bundesliga. Conclude così, dopo quattordici anni di militanza, la sua avventura nella squadra della sua città, quella che l’ha lanciato nel calcio che conta. Il suo bilancio con lo Stoccarda sarà di 95 presenze e 16 goal, che gli regalano l’appellativo di talento.
Il 1° primo luglio, dunque, firma per il Lipsia, che versa nelle casse della sua vecchia squadra 10 milioni di euro. Qui, la stella Timo, continua a brillare e nella sua prima stagione con la maglia dei Die Roten Bullen risulta il miglior realizzatore della sua squadra, con 21 goal, e quarto nella classifica cannonieri del campionato. Grazie a questi dati è stato in grado di trascinare la sua squadra ad un inaspettato secondo posto in campionato, qualificandosi così per la Champions League dell’anno seguente. Inoltre, come se non bastasse ciò a certificare l’exploit di questo ragazzo, a conclusione di questa fantastica annata, arriva la chiamata del CT Joachim Löw che lo fa esordire nell’amichevole di Dortmund, una partita che verrà ricordata per l’addio di Podolski alla nazionale tedesca.
L’allenatore della nazionale rimane però piacevolmente colpito dalle prestazioni del ragazzo, e decide quindi dargli un’ulteriore possibilità, inserendolo nei 23 che a giugno partono per la Confederations Cup in Russia, una competizione che la Germania decide di usare come una sorta di test per cercare delle risposte in vista del mondiale dell’anno seguente. Löw decide di convocare una squadra giovane, dove l’età massima era 27 anni, e si può affermare con certezza che la scelta non fu sbagliata perché la Germania trionfa nella finale di San Pietroburgo contro il Cile e vince la sua prima Confederations Cup della storia, trainata durante il percorso proprio da Timo Werner che con tre goal nella competizione vince anche la scarpa d’oro del torneo.
Werner nelle stagioni successive è riuscito nell’intento di continuare sull’onda di quanto di buono fatto nella prima stagione in Sassonia, continuando a segnare goal a profusione e avvicinandosi spesso alla vittoria della classifica capocannonieri in Bundesliga. Le buone prestazioni con la maglia del Lipsia hanno contribuito a fare in modo che il Ct Löw gli affidasse le chiavi dell’attacco della nazionale per il mondiale russo, ma il cammino della Germania non è andato secondo le aspettative, con la squadra che a sorpresa, da campione in carica, è uscita al primo turno e Werner ha rispecchiato in pieno quello che è stato il mondiale della Germania non segnando neanche un goal.

Nonostante la parentesi negativa riguardante Russia 2018, la carriera del ragazzo sembra abbia ormai spiccato il volo. Un centravanti capace di raggiungere sempre una quota intorno ai venti gol tra campionato e coppe. Una punta che però non può essere definita un vero e proprio numero nove, quello che i tedeschi sono abituati a vedere difendere la maglia della loro nazionale. Werner è un giocatore capace di giocatore anche esterno d’attacco, ciò è dovuto soprattutto alla sua grande velocità, che gli permette di correre i 100 metri in 11 secondi e di poter prendere in velocità l’avversario quando si trova palla al piede. È molto abile a smarcarsi e a farsi sempre trovare pronto per ricevere un eventuale pallone in profondità. Un altro suo punto di forza è il dribbling, che lui tende a fare partendo dall’esterno per poi accentrarsi e cercare un varco per calciare in porta. Inoltre le sue grandi doti di finalizzatore gli permettono di far sì che la maggior parte delle occasioni che crea si tramutino in goal.
Che dire, un attaccante con queste caratteristiche farebbe comodo a chiunque, ed infatti le sue prestazioni non sono passate inosservate ai più grandi club europei che in estate si daranno battaglia pur di accaparrarsi le prestazioni di uno dei centravanti che per quanto riguarda il presente, ma anche il futuro, sembra possa dare importanti garanzie.
C’è però un qualcosa che stona nella carriera di Timo Werner, non è tutto rose e fiori purtroppo. Tutto nasce dal suo trasferimento del 2016, dallo Stoccarda al Lipsia. Proprio così, perché il passaggio della punta al club di proprietà della Red Bull non è andato giù non soltanto ai tifosi dello Stoccarda ma a tutti gli appassionati di calcio tedeschi. Questo perché l’RB Lipsia è una squadra nata soltanto nel 2009, per volontà della multinazionale austriaca che prelevando la licenza sportiva del SSV Markranstad, squadra di una città vicino Lipsia che giocava in quinta divisione, ha avuto una rapida ascesa, giungendo in pochi anni ai vertici del calcio tedesco.
I tifosi tedeschi reagirono in maniera negativa all’avvento di questa società calcistica, sostenendo che l’acquisizione di questo club sia una spregevole operazione di marketing per pubblicizzare l’energy drink prodotta dalla proprietà.
Le tifoserie hanno cercato un capro espiatorio con cui prendersela per tutto ciò, e l’hanno trovato in Werner, giocatore simbolo di questo club, che sta dando un grosso contributo nella scalata ai vertici del calcio tedesco. L’attaccante è spesso preso di mira in tutti gli stadi della Germania in cui va a giocare, viene sommerso di fischi e di insulti. In Germania è diventato molto popolare un coro volgare contro Werner, a tal punto da essere cantato in ambienti anche non riguardanti il calcio.

Inoltre come se non bastasse, a gettare benzina sul fuoco, va considerato anche il fatto che il ragazzo sembra che soffra di un problema circolatorio legato all’apparato uditivo, che lo rende molto sensibile ai rumori forti e gli può causare una serie di problemi come giramenti di testa, nausea, perdita dell’equilibrio, dolori alla colonna vertebrale o addirittura provocare degli svenimenti. Un episodio particolare riguardante questo problema è stata la partita di Champions League tra il Besiktas e il Lipsia. La tifoseria del club turco è nota per il suo calore e per il grande rumore che fa per sostenere la sua squadra quando gioca in casa. Pare che questo forte rumore abbia creato forti disagi alla punta tedesca: durante una partita, nonostante fosse ricorso all’uso di tappi per le orecchie, fu costretto ad uscire dal campo.
Insomma, Timo Werner, non è sicuramente l’idolo dei tifosi della nazionale, ma senza ombra di dubbio rappresenta una delle loro più grandi speranze di rialzarsi dopo l’ultima debacle mondiale, e sarà senza ombra di dubbio uno dei punti fermi della nazionale dei prossimi 10 anni. Restiamo in attesa che la sua carriera decolli definitivamente, e chissà che non lo faccia in uno dei più grandi club del mondo.