Union Berlino e i suoi tifosi, una simbiosi lunga un secolo

Trovare storie romantiche da raccontare, soprattutto nel calcio moderno, è molto raro. Quella che vi racconteremo oggi affonda le sue radici nel 1906 e, dopo guerre, morti e crisi finanziarie, è oggi una bellissima realtà. Stiamo parlando della singolare storia dell’Union Berlino.

La squadra della capitale nasce agli inizi del XX secolo grazie alla fusione di tre società. Questa fusione durò pochi anni e nel 1909 l’Union decise di proseguire da sola, ottennendo buoni risultati fino ad arrivare in Verbandsliga, prima serie della Lega locale. Ma nel 1917 arrivano i primi problemi. Infatti la società berlinese, come tutte le altre società,  dovette farei conti con la prima guerra mondiale. Oltre la metà dei giocatori furono arruolati e 4/5 di loro morirono. Terminato il conflitto l’Union Berlino ricominciò l’attività sportiva in modo molto positivo, vincendo per la prima volta il campionato brandeburghese. Questo comportò l’approdo alla fase finale del campionato nazionale, dove raggiunse prima i quarti di finale e tre anni dopo la finale (persa contro l’Amburgo). Dopo questi risultati però la squadra non riuscì a ripetersi, entrando un periodo di difficoltà. Proprio nelle difficoltà però si vedono i tifosi. Infatti i supporter della squadra si diedero il nome di Eisern Union (Unione di ferro), a dimostrazione della forte simbiosi col club. Non a caso, la maggior parte dei giocatori veniva da famiglie operaie. L’avvento del nazismo peggiorò la situazione e la squadra continuò il suo periodo buio. Nel 1940 però vinse di nuovo il campionato distrettuale, qualificandosi per la fase finale del campionato nazionale. Con la fine della seconda guerra mondiale le cose, se possibile,  peggiorarono ulteriormente. Infatti le forze alleate decisero di smantellare tutte le associazioni della Germania nazista, anche quelle sportive, inoltre vietando anche la creazione autonoma di nuovi club ad eccezione delle autorità municipali. L’Union dovette quindi usare una nuovo nome: SG Oberschöneweide. Nel 1948 il divieto decadde e la società tedesca prese il nome di SG Union 06 Oberschöneweide. Due anni dopo la squadra fu ammessa in DDR-Oberliga, ovvero la prima divisione della Repubblica Democratica Tedesca (la Germania Est). L’Union, sul campo arrivò quindicesima e viene retrocessa, sennonché venne salvata dalle autorità che volevano mantenere due squadre della capitale nella massima serie, ma ad una condizione: che si unissero alle società sportive del dopolavoro cittadine. L’Union dunque cambiò di nuovo il nome in BSG Motor Oberschöneweide. Negli anni successivi la società cambiò più volte denominazione e asset societari. Questo perché dietro ad essa ci sono le forze politiche che non vogliono rinunciare all’Union.

Tutto cambia nel 1966. In questo anno, infatti, avvenne una rivoluzione nel mondo del calcio della DDR. Le autorità dello sport decisero che ogni distretto della Repubblica Democratica Tedesca doveva avere una sola squadra nella massima serie. Ad eccezione, anche in questo caso, di Berlino. Qui infatti, sia la Stasi (il Servizio Segreto), sia l’esercito pretesero che i rispettivi club (la Dynamo e il Vorwärts) rimanessero in prima fascia. Il presidente della Federazione sindacale nazionale, Herbert Warnke, per parità di trattamento, chiese di mantenere anche un club civile “per i lavoratori”. Così il 20 gennaio 1966 venne fondato il 1. Fussballclub Union Berlin. La neonata società si piazzò al sesto posto dell’Oberliga, garantendosi così la possibilità di disputare la Coppa Intertoto. Nel 1967 l’Union conquistò il suo primo trofeo vincendo la Coppa di Germania dell’Est. Questo permetterebbe alla squadra di Berlino di disputare la Coppa delle Coppe, ma ancora una volta, la complicata situazione politica e militare (siamo nel pieno della Primavera di Praga) complicò la vita alla squadra. La UEFA decise infatti di evitare tutte le possibili partite tra squadre dell’Europa occidentale e dell’Europa dell’Est. Dopo qualche anno tra alti e bassi, agli inizi degli anni ’70, cominciò la forte rivalità tra l’Union Berlino e la Dynamo Berlino. La squadra dei lavoratori però nel 1973 non riuscì ad evitare la retrocessione. Risalita in Oberliga nel 1976, l’Union ottenne due importanti vittorie contro i rivali della Dynamo. Ciò comportò un afflusso di nuovi dei tifosi. Gli Eisernen però non combattevano per le zone alte della classifica e dunque tifare l’Union era più una protesta verso le autorità della Repubblica Democratica. Nel 1989 , dopo la riunificazione della Germania sia a livello politico-territoriale, sia a livello calcistico, la federcalcio tedesca, visti i problemi economici delle società dell’est, decise di assegnare loro solo 2 posti in Bundesliga e 6 in 2.Bundesliga (la nostra Serie B) attraverso un doppio turno di qualificazione. L’Union, pur superando il primo turno, non riuscì ad imporsi nel secondo, aggiudicandosi così un posto nella NOFV-Oberliga (terza serie semiprofessionistica). Ciò comportò la perdita di molti calciatori e l’abbandono di molti tifosi. Per vari anni l’Union cercò la promozione senza però riuscirci.

Nel 1997 le cose si complicarono ulteriormente poiché la crisi finanziaria mise a rischio l’esistenza dell’Union Berlino. I tifosi Eisernen, con una manifestazione presso la Porta di Brandeburgo, corsero in soccorso della squadra per evitare il fallimento, sollecitando l’entrata di nuovi investitori. La manifestazione diede i suoi frutti: la società evitò il fallimento grazie alla stipula di un contratto con la Nike. Gli anni seguenti la situazione non migliorò e la squadra, pur occupando costantemente i vertici della Regionalliga (nuova denominazione della terza serie), non riuscì ad accedere alla 2. Bundesliga. I tifosi però manifestavano sempre il loro sostegno alla squadra, lanciando raccolte fondi per aiutare la società. Questa iniziativa prese il nome di Fünf Mark für Union (Cinque Marchi per l’Union). Inoltre decisero di saltare alcune trasferte per destinare il costo dei biglietti alla società. Nel 1998 l’Union venne definitivamente salvata grazie la ricapitalizzazione da parte dell’imprenditore Michael Kölmel.

Con l’arrivo del nuovo millennio, finalmente la squadra della capitale, dopo aver vinto il girone della terza divisione, riuscì a salire in 2.Bundesliga. Non solo, l’Union raggiunse anche la finale di Coppa di Germania, con la conseguente storica qualificazione alla Coppa UEFA (finita con l’eliminazione al secondo turno). Gli Eisernen però non riuscirono a continuare su questa buona scia di risultati e nel 2004 retrocessero di nuovo in Ragionalliga (terza divisione); la stagione successiva non andò meglio, anzi si concretizzò un’ulteriore retrocessione in Oberliga Nordost-Nord (quarta divisione). Nel 2005, ancora una volta, l’Union ha rischiato il fallimento. E ancora una volta a salvarla ci hanno pensato i tifosi. Questi, infatti, grazie ad una sottoscrizione popolare raccolsero circa un milione e mezzo di euro. L’iniziativa per salvare la società era molto particolare: i tifosi cominciarono a donare il sangue (in Germania la donazione di sangue viene rimborsata) e il rimborso viene donato alla loro amata squadra. Evitato il fallimento, i biancorossi vinsero il campionato della quarta divisione. Dopo qualche anno, nel 2009, l’Union è tornato in 2.Bundesliga, ma è arrivato l’ennesimo problema: lo stadio non era a norma. Nessun problema, ci pensano i tifosi. I sostenitori biancorossi hanno cominciato volontariamente la ristrutturazione dello stadio. Dopo circa 140 mila ore di lavoro, lo stadio era completo. Nel 2013 la società ha completato i lavori ristrutturando la tribuna centrale. Anche la casa dell’Union ha un nome non convenzionale, molto romantico: Stadion An der Alten Försterei, ovvero “Stadio vicino alla vecchia casa del guardaboschi”, perché sorge vicino ad un bosco, che bisogna attraversare per raggiungerlo. Questo stadio ha una particolarità: i 3/4 dei posti sono in piedi, non ci sono seggiolini, solo gradoni di cemento. Insomma il solito stile spartano che contraddistingue gli Eisernen. Ma la crescita non ha riguardato solo lo storico stadio dell’Union Berlino. La squadra infatti ha conquistato risultati sempre più importanti, fino ad arrivare, nel 2019 ad ottenere, dopo aver vinto lo spareggio contro lo Stoccarda, la prima storica promozione in Bundesliga. Nella stagione 2019/20, all’esordio assoluto nella massima serie tedesca gli Eisernen hanno raggiunto la salvezza con due giornate di anticipo.

L’Union Berlino come abbiamo visto è una società unica. Il rapporto con i tifosi non è minimamente paragonabile a nessun’altra società calcistica. Il legame che lega queste due parti va ben oltre la passione. L’Union non è solo una squadra, è una famiglia. Questo senso di appartenenza e sacrificio tra società e tifosi si vede anche nei giocatori che scendono in campo. I biancorossi sono consapevoli dei loro limiti, sanno di non avere delle grandi doti tecniche e quindi non possono pensare di comandare le partite, facendo del possesso palla il loro stile di gioco . Gli Eisernen, però, hanno una cosa che poche, pochissime squadre hanno: l’unione. Infatti gli uomini di mister Fischer possono vantare la quarta miglior difesa del torneo, anche migliore degli alieni del Bayern Monaco. Lo stile di gioco dell’Union non è sicuramente uno di quegli stili che fa stropicciare gli occhi, ma certamente è molto efficace. Il tecnico dei biancorossi alterna il 4-2-3-1 al 3-4-1-2 in base anche agli uomini che ha a disposizione, cercando di creare molta densità in mezzo al campo. Infatti la squadra di Berlino è molto abile nel chiudere gli spazi centrali, mandando gli avversarsi sulle fasce. I biancorossi fanno del contropiede la loro arma migliore, affidandosi per le ripartenze al giocatore più tecnico della squadra: Max Kruse. La squadra di Berlino, dopo una prima stagione nella massima serie, ha deciso di puntare sull’esperienza del giocatore tedesco per provare a puntare più in alto. Questa scelta ha dato i suoi frutti. Infatti Kruse è un giocatore fondamentale per il tecnico Fischer e, quando non è alle prese con problemi fisici, è il fulcro del gioco dell’Union, risultando, nonostante la sua non giovanissima età (33 anni), spesso determinante. Per la seconda punta tedesca sono 22 presenze stagionali condite da 11 reti e 5 assist. Insieme a lui, un altro veterano tedesco ha disputato una grande stagione, guadagnandosi anche la chiamata della sua Austria agli Europei. Stiamo parlando del capitano e terzino destro Christopher Trimmel. Il classe ’87 è uno dei più presenti nell’Union con 31 apparizioni. La sua presenza in campo non solo è molto importante per la grande personalità ed esperienza, ma anche per il contributo ai numeri della sua squadra. Trimmel, infatti, ha fornito 10 assist per i suoi compagni, risultando il migliore degli Eisernen, insieme al trequartista Ingvartsen. L’Union Berlino però non è solo esperienza, ci sono anche giovani (soprattutto in prestito) molto interessanti, come l’attaccante Taiwo Awoniyi. Il classe ’97 è in prestito dal Liverpool e in questa stagione ha messo a segno 5 reti e fornito 3 assist in 21 presenze. Dai Reds è arrivato in prestito anche lo sfortunato portiere Karius, per ritrovare un po’ di fiducia, ma anche stavolta non è andata bene: solo 4 apparizioni. All’ex Liverpool il tecnico Fischer preferisce il più esperto Andreas Luthe. Un altro giocatore interessante, è il sopra menzionato trequartista Marcus Ingvartsen. Il danese classe 1996 ha messo in mostra buone qualità tecniche e soprattutto ottima visione di gioco (7 assist).

Gli Eisernen hanno disputato un ottimo campionato, anche oltre le più rosee aspettative e con il loro settimo posto sono arrivati a meno due dalla Europa League, ma sono comunque riusciti a centrare la qualificazione alla neonata Conference League, anche grazie all’ultima fondamentale e difficile vittoria in rimonta contro il Lipsia. Ciò che emerge dalla storia di questa società è il fortissimo senso di appartenenza che lega ogni componente. L’Union è una squadra storica, che ne ha passate di tutte; in oltre 100 anni di storia è solo alla sua seconda stagione nella massima serie tedesca, ma il sentimento che avvolge dirigenza, squadra e tifosi è unico e si vede molto bene anche in campo. Gli uomini di Fischer non hanno grandi colpi, però sanno che uniti possono raggiungere ottimi risultati. Esempio perfetto ne è la fase difensiva: ogni giocatore è disposto al sacrificio correndo per sé e per il compagno in difficoltà e ciò ha dato i suoi frutti, perché con pochi gol subiti non c’è bisogno di inventarsi chissà che in fase offensiva, solo ripartire e colpire al momento giusto. L’Union Berlino è nata dalla fusione di varie società, ma la parola Union rappresenta proprio il sentimento condiviso da ogni membro di questa società unica. Mai come questa volta si può dire che l’unione fa la forza.

Tommaso Prantera (T_Prantera)