Napoli è già pazza del suo nigeriano e non aspetta altro che vederlo gonfiare la rete più e più volte.
La paura di un suo fallimento non sembra aleggiare a Napoli e non sembrano pesare i confronti con gli illustri predecessori. Da Maradona e Careca a Higuain e Mertens, passando per Cavani, sono tanti i campioni ad aver vestito la maglia azzurra.
Napoli ama incondizionatamente chi è fatto a sua immagine e somiglianza, e Osimhen sembra nato con questa città nel cuore.

Victor è uno dei tanti nati a Lagos, la città più popolata della Nigeria e la quarta al mondo per popolazione. E’ solo un bambino quando perde la madre: conosce sin da subito cosa significa resistere e combattere. Vendere bottigliette d’acqua ai semafori era l’unico modo per mangiare, racconta il nigeriano in un’intervista.
Non c’era tempo di giocare, ma il tempo se lo ritagliava col fratello più grande dopo scuola.
Silenziosamente Osimhen mosse i suoi primi passi nel mondo del calcio, e sempre silenziosamente approdò in un’importante scuola calcio di Lagos. Victor stupisce, e nel 2015 arriva la convocazione per il mondiale under 17, che vede proprio la Nigeria vincitrice e Victor capocannoniere con 11 gol in 10 presenze.

Osimhen comincia a fare rumore, ad urlare al mondo che esiste. Capisce precocemente di avere la possibilità di ritagliarsi un posto nel mondo.
Approda al Wolfsburg, in Germania, ma un infortunio alla spalla e la malaria fermano i suoi sogni di gloria: nella stagione 2016-2017 farà solo due presenze in Bundesliga, dodici nella stagione 2017-2018, senza mai mettere a segno una rete.
Il destino non sembra volerlo aiutare. Non fa sconti per Victor, che dall’essere uno dei migliori giocatori del mondiale under 17, si ritrova catapultato nella massima lega belga, al Charleroi, dopo due stagioni invisibili in Germania. Ridimensionatosi, nella stagione 2018-2019 raccoglie trentasei presenze, portando a segno la bellezza di 20 reti.
L’egregia stagione al Charleroi gli vale il passaggio al Lille, in Francia, dove il nigeriano si ripete in grande spolvero, consacrandosi come uno dei migliori talenti del calcio europeo.
E poi sappiamo tutti come è andata: il nigeriano ha scelto Napoli.

La vita di Victor è stata tutta altro che facile. Nessuno gli ha regalato niente, la vita con lui non è stata buona. Osimhen significa “Dio è buono”: forse è stato il suo stesso nome a non fargli perdere la speranza.
Non ha scelto di nascere povero, di perdere la madre in tenera età, di contrarre la malaria all’inizio della sua carriera da calciatore; eppure non ha mollato e, spinto dall’avere un futuro migliore di quello che la vita voleva riservargli, è riuscito a rialzarsi. Chissà quante altre volte si è rialzato, Victor, tutt’altro che un predestinato.
Ed è per questo che certe dichiarazioni assumono un valore non goliardico: al momento della firma, Osimhen ha dichiarato al presidente De Laurentis di voler vincere anche la Champions League. Non è presunzione, al massimo solo forte ottimismo. Ma da uno come lui, che al Lille era soprannominato Humble (che in francese vuol dire umile) Victor, certe parole suonano più come una grande voglia di appassionare, e di appassionarsi.
E Napoli ama chi brilla di ardente passione.